La denuncia della Cgia di Mestre
In termini di imposte (dirette, indirette e contributive) sottratte all'erario siamo nell'ordine dei 125/130 miliardi di euro. È questa la stima calcolata dall'associazione artigiani Cgia di Mestre (Venezia) che ha cercato di mettere insieme una mappatura di questo fenomeno individuando quattro grandi aree di evasione ed elusione fiscale presenti nel nostro Paese: l'economia sommersa; l'economia criminale; l'evasione/elusione delle grandi imprese e quella dei lavoratori autonomi e delle piccole imprese. La prima area d'indagine, che è anche la più diffusa e riguarda l'economia sommersa, secondo l'Istat, sottrae al fisco italiano circa 200 miliardi di euro l'anno. L'esercito di lavoratori in nero è composto da oltre tre milioni di unità di lavoro standard. Di questi 2,6 milioni sono lavoratori dipendenti che fanno il secondo o il terzo lavoro. La seconda è l'economia criminale realizzata dalle grandi organizzazioni mafiose che, in almeno tre regioni del Mezzogiorno, controllano buna parte dell'economia di quei territori. Secondo la Dia (Direzione investigativa antimafia) il giro di affari non «contabilizzati» si attesta sui 100 miliardi di euro l'anno. La terza area è quella composta dalle grandi società di capitali. Secondo i dati del Ministero dell'economia e delle Finanze, il 50% delle grandi società di capitali italiane dichiara per più anni redditi negativi o pari a zero e un altro 17% dichiara meno di 10 mila euro. In pratica su un totale di quasi 770 mila società di capitali il 50% non versa un euro al fisco italiano, almeno per quanto riguarda le imposte sul reddito. Il Ministero stima un'evasione/elusione fiscale attorno ai sette miliardi di euro. Infine c'è l'evasione dei lavoratori autonomi e delle piccole imprese dovuta alla mancata emissione di scontrini, ricevute e fatture fiscali che sottrae all'erario circa quattro miliardi di euro l'anno.