Autostrade e Anas ai ferri corti
Il presidente di Autostrade, Gian Maria Gros Pietro e quello dell'Anas, Pietro Ciucci, nell'autunno 1999 si trovavano insieme alla guida dell'Iri quando fu decisa la privatizzazione di Autostrade. A distanza di sette anni i due ora duellano sulla contestata fusione tra il gruppo italiano e la spagnola Abertis scambiandosi accuse reciproche. Intanto da Madrid il governo spagnolo fa sapere che è ancora convinto che la fusione possa essere realizzata, mentre sul fronte italiano il ministero delle Infrastrutture ha comunicato di avere già avviato «contatti, nello spirito della massima collaborazione, con la Commissione Europea». La nuova polemica tra Autostrade e Anas nasce da una lettera inviata all'ente concedente nei giorni scorsi, in cui Gros-Pietro ha denunciato come lo stop del Governo all'operazione «è arrivato a sorpresa, in maniera inattesa». Il no dell'Esecutivo ha destato ancora più stupore, afferma il presidente di Autostrade, perché c'era una trattativa in corso. Basti pensare all'incontro del 28 luglio tra Anas, Autostrade e il ministro delle Infrastrutture, Antonio di Pietro. In quell'occasione, secondo Gros-Pietro, Ciucci aveva dichiarato che presto ci sarebbero stati «incontri con Autostrade». Pronta la replica dell'ente concedente guidato da 20 giorni da Ciucci, che ha sostituito Vincenzo Pozzi. Il confronto tra Anas ed Autostrade, per trovare un accordo in vista della fusione con Abertis, si è interrotto anche perché dalla società non è più arrivata «nessuna proposta» dopo il parere negativo dato nell'incontro che si è tenuto il 28 luglio. Il confronto tra Anas ed Autostrade sarebbe andato avanti, infatti, «solo dopo la presentazione di nuove e più adeguate proposte». Intanto prosegue il lavoro dei legali assoldati da Autostrade per fare ricorso al Tar e all'Ue contro lo stop deciso dai ministri Padoa Schioppa e Di Pietro: in campo lo studio Boneli-Erede-Pappalardo, Natalino Irti e Massimo Zaccheo, mentre sugli aspetti amministrativi sono stati chiamati Angelo Clarizia e Luisa Torchia. Sul divieto alla presenza di Acs nell'azionariato di Abertis, i legali sostengono che quel divieto riguarda società che operino prevalentemente e cioè in misura superiore al 50% del loro fatturato, nel settore delle costruzioni. Ma il fatturato di Acs deriva per meno del 50% da questo comparto.