di EMANUELA ZONCU GLI ADVISOR saranno al lavoro dai primi di settembre: entro fine anno Cinecittà holding venderà Mediaport.
La parte del Gruppo relativa al circuito di sale pubbliche - che perde circa 600 mila euro al mese, per un deficit attuale di circa 35 milioni di euro, di cui 18 di debito reale e 17 di leasing - non è prevista nel piano di ristrutturazione del neopresidente Alessandro Battisti, in carica dal 29 luglio, anzi, passerà presto di mano. Con il ricavato della vendita, spiega il presidente «si punterà a dare sostegno alla Scuola Nazionale di Cinema e all'Istituto Luce, si cercherà di incentivare l'innovazione tecnologica e di aiutare i giovani». In primis c'è quindi da risanare il debito di Mediaport: L'idea - spiega Battisti - è di consolidare quel debito, spalmarlo con un mutuo a 20-30 anni e riuscire ad abbassarlo grazie anche agli incassi provenienti appunto dalle nuove strategie di sviluppo, fondate anche su nuovi accordi e collaborazioni con le Istituzioni e le associazioni». Per quanto riguarda invece l'altro «pezzo» di circuito Mediaport, quello realtivo alle piccole sale che proiettano film di qualità («In Trastevere», a Roma, per esempio), «abbiamo intenzione di sostenerlo, dando la priorità a film di un certo tipo, di qualità, e non a quelli commerciali». Ma sul tavolo di lavoro dei nuovi vertici ci sono anche «le criticità ereditate dalla precedente gestione». Intanto, entro settembre pioveranno su Cinecittà holding «circa 7 milioni e mezzo di euro, recuperati dal ministro Rutelli sui tagli della precedente Finanziaria». Mentre per mettere a punto il nuovo piano, quello del 2007, «spingeremo sul Governo per avere le risorse nella prossima Finanziaria, e sulla base di quelle portare avanti il piano». Sul fronte immobiliare invece, il cambio di rotta rispetto alla gestione precedente è evidente: stop a qualsiasi speculazione e attività legata all'immobiliare, «lasciamo quel settore, che era entrato a far parte del passato piano industriale, ai costruttori, la nostra vocazione è un'altra». Poi c'è la questione dei diritti che la holding detiene, parte dei quali dovranno essere ceduti in un'ottica di salvaguardia dei «diritti più prestigiosi». Ma nel calderone delle priorità compare anche Filmitalia, diretta controllata di Cinecittà holding, il cui statuto «dovrà essere rivisto al più presto». L'obiettivo è di far entrare nella società enti locali come camere di commercio o associazioni di diverso tipo». A tal proprosito, sono stati già avviati contatti con il Campidoglio e le altre Istituzioni locali al fine di «reperire risorse finanziarie che permetteranno di modernizzare la società e continuare a promuovere il cinema italiano all'estero». Intanto, Cinecittà holding è pronta alla sfida cinese: a gennaio infatti l'incontro tra cinematografia italiana e orientale, in occasione dell'anno dell'Italia in Cina, si svolgerà appunto a Pechino e Shanghai «mercati importanti e in continua espansione, come quello indiano, che purtroppo ci conoscono ancora poco».