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Record di utili per le imprese

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I profitti delle aziende italiane crescono del 37% a quota 23 miliardi

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Un risultato da prendere però con le molle: a generare i profitti sono state infatti le componenti straordinarie e finanziarie più che la gestione operativa. Senza considerare la riduzione di incidenza del fisco, con un aliquota reale scesa al 31,1%. Non a caso il fatturato è cresciuto «solo» del 7,4%, soprattutto grazie al boom del settore energetico (+25,2%), mentre calano competitività, valore aggiunto e investimenti. Sono alcuni dei dati che emergono dalla ricerca condotta dall'Ufficio studi di Mediobanca che ha esaminato i bilanci di 2010 società medie e grandi dell'industria e del terziario senza considerare le attività controllate all'estero e i cui risultati non sono inclusi nella ricerca che consolida solo le società con sede in Italia. Anche se i risultati presentano delle ombre, Piazzetta Cuccia riconosce però alle imprese italiane di aver intercettato la crescita economica mondiale. Il 2005 si è chiuso con 23 miliardi di profitti contro i 28 dell'esercizio precedente che però beneficiavano di 11 miliardi di «disinquinamento fiscale». Al netto della componente straordinaria, il balzo è stato di 6,4 miliardi. Una crescita dovuta non alla gestione operativa ma a quella finanziaria (con un saldo cresciuto di circa due miliardi di euro, grazie soprattutto ai dividendi delle consociate estere) e di quella straordinaria (con un saldo passato da -1,8 a +3,6 miliardi). Profitti graziati dal fisco: le imposte in conto economico sono state, al netto del disinquinamento fiscale, 14,9 miliardi contro i 14,1 del 2005. Il tax rate è così sceso dal 34,1% al 31,1%. Continua anche la crescita del fatturato delle imprese italiane (+7,4% dopo il 7,6% del 2004), grazie a un eguale contributo di export (+7,9%) e mercato domestico (+7,9%). L'andamento sconta però la corsa del comparto energetico (+25,2%) grazie al boom del petrolio. Nel manifatturiero brilla la siderurgia (+8,4% grazie all'andamento dei prezzi) mentre soffrono soprattutto la meccanica e l'elettronica (+0,4%). Dati meno confortanti sul fronte dell'occupazione. Nel triennio 2003-2005 si è ridotta del 3,3% (-46 mila unità) di cui 22.300 circa nel settore pubblico. Nel nel 2005 è scesa di 9.800 unità circa, i 4/5 nell'industria.

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