Autostrade, il Governo dialoga con l'Ue
Lo ha inviato l'Anas, su indicazione dei ministri all'Economia, Tommaso Padoa Schioppa, e alle Infrastrutture, Antonio Di Pietro, e vi si chiarisce che non si tratta di un no alla fusione tra le due società. Questo dovrebbe subito sgombrare il campo dai dubbi sul perché la Commissione europea non sia stata informata prontamente della decisione, anche se formale, resa nota al mercato, venerdì scorso, dopo la chiusura di Borsa. Ora, la Ue studierà il carteggio. Per chiarire ulteriormente che non si è trattato di un diniego all'operazione di fusione, Di Pietro ha diffuso ieri una nota spiegando che «l'autorizzazione negata non riguarda la possibilità delle due società Aspi (Autostrade per l'Italia, la società operativa del gruppo Autostrade) e Abertis di compiere un atto legittimo di fusione per incorporazione, che rientra nella loro piena disponibilità e autonomia di scelta imprenditoriale, ma riguarda il passaggio automatico di un bene pubblico, quale la concessione, da un soggetto ad un altro solo perchè è avvenuta una fusione societaria». Quindi, ha ulteriormente chiarito Di Pietro, «siamo intervenuti sull'atto amministrativo - rectius concessione pubblica - che riguardando un bene dello Stato non può essere compravenduto come fosse un bene privato». Un bene che, quindi, «non può essere ceduto senza il consenso del concedente, ovvero il Governo e per esso Anas. Anche il concedente ha l'obbligo di rispettare la legge - ha rilevato Di Pietro - e per questo il trasferimento della concessione» non può essere fatto a favore di una società di costruzioni, cioè Acs, azionista della spagnola Abertis. «Nessuna intenzione di limitare il libero mercato, tantomeno il mercato europeo», ha precisato ancora il ministro, mentre «vi è un altrettanto legittimo interesse ad assicurare che non vi siano conflitti di interesse tra società concessionarie e società di costruzione, ragione per la quale in passato sono state escluse società anche italiane alla partecipazione per le concessioni autostradali». A Bruxelles si era in attesa di comunicazioni da Roma. Uno dei portavoce della Commissione, Mark Gray, ha ricordato ieri che il Governo italiano, «deve spiegare a Bruxelles le ragioni della decisione». A quel punto, se la Commissione non concordasse con l'analisi delle autorità nazionali «potrebbe sospendere le condizioni imposte dallo Stato membro con effetto immediato».