Il risiko bancario riparte dalle Popolari

Il momento della prima mossa potrebbe essere vicino: le voci di un possibile matrimonio con la Bpi circolano con insistenza da settimane e ieri è stata una nuova giornata di scintille in Borsa per la Banca Popolare Italiana che, nonostante abbia ammesso l'esistenza di soli contatti interlocutori, resta la candidata più favorita a un'aggregazione nel risiko delle popolari. A dare slancio al titolo è stata anche la visita del presidente Piero Giarda e dell'amministratore delegato Divo Gronchi alla Banca d'Italia, ufficialmente per parlare della fine dell'ispezione realizzata da Via Nazionale alla Bpi, ma appare molto probabile che sia stato toccato anche l'argomento aggregazioni. La Bpi è così salita nel corso delle giornata fino a toccare un aumento del 9,5% a 9,15 euro tra scambi intensi, ma non eccezionali, per oltre 18 milioni di pezzi. Il mercato scommette quindi su un'intesa e che la Popolare Milano di Roberto Mazzotta (+1,39% a 10,2 euro) che pure ha parlato di contatti senza ipotesi concrete, voglia stringere i tempi prima che la ex Lodi completi la sua ristrutturazione finanziaria e possa esaminare anche le altre ipotesi di accordo che le sono giunte da soggetti italiani ed esteri. Una Bpi con i conti sani e il piano industriale che inizia a dispiegare i suoi effetti infatti, potrebbe far sentire con più forza la sua voce nelle trattative. La linea seguita dai nuovi vertici della Bpi fino ad ora è stata quella di risanare la banca nel corso del 2006 e poi guardarsi attorno per poter cogliere le opportunità di crescita, forte delle offerte informali giunte da banche italiane (si parla di Popolare Verona e Novara e Popolare Emilia mentre l'ipotesi Mps sembra essere tramontata sin dalle prime battute) e straniere dove i nomi circolati sono quelli di Societè Generale, Deutsche Bank e Fortis. Le avances di Mazzotta, che da anni batte sulla creazione di una «superpopolare», avrebbero questa volta ricevuto un'accoglienza non ostile da alcuni settori dei vertici della Popolare Italiana. Inoltre alla Bpm c'è un desiderio di rifarsi dall'esclusione dalla lista ristretta dei candidati all'aggregazione con la Popolare Intra. A frapporsi ai piani di Mazzotta resta comunque sempre lo scoglio del voto capitario (un voto ogni socio indipendentemente dal numero di azioni possedute) che rappresenta una forte arma in mano ai soci lodigiani più attaccati al territori e timorosi di un'acquisizione mascherata da parte della Bpm. La Popolare Milano vanta infatti una salda base azionaria rappresentata dai soci-dipendenti che sono l'ago della bilancia nelle assemblee e che spaventa alcuni degli attuali piccoli azionisti della Bpi.