Pensioni, il Governo smonta la riforma

L'intenzione di mettere in soffitta uno dei punti più critici della legge prediposta dall'ex ministro del Welfare, Roberto Maroni, e cioè lo scalone (l'aumento da 57 a 60 anni nel 2008 per l'accesso alla pensione di anzianità a fronte di 35 anni di contributi) è ormai palese. Ed è stata confermata ieri in un'intervista all'Ansa dal ministro del Lavoro, Cesare Damiano. Che però, prima di far partire le picconate cercherà il consenso delle parti sociali. Il ministro avrà, infatti, bisogno di un notevole sostegno perché, se da una parte la misura è sostenuta dai sindacati, dall'altra farà venire meno i risparmi immediati, già contabilizzati nelle relazioni tecniche della legge. Insomma c'è il rischio di creare ancora un altro buco nelle disastrate finanze pubbliche. E il ministro cercherà di coprirlo condividendo le ricette con tutto gli attori economici. In ogni caso non ci saranno blitz e strappi nella riforma. Anche se Damiano ha assicurato che le modifiche arriveranno in tempi brevi. E che saranno basate «sull'addolcimento del gradone». Il salto cioè non sarà brusco nel 2008 ma graduale in un arco di tempo di tre anni. Damiano ha sottolineato l'importanza del confronto anche sulle questioni relative ai trasporti esprimendo soddisfazione per l'avvio della cabina di regia a palazzo Chigi che ha convinto i sindacati a sospendere la tre giorni di scioperi per il trasporto locale, aereo e ferroviario. «Si rende necessario - ha detto Damiano - fissare con le parti sociali un calendario da adesso alla presentazione della finanziaria. Dobbiamo risolvere i problemi prima di quella data. Dobbiamo affrontare in primo luogo il tema del cuneo fiscale e poi quello della previdenza. La situazione è complessa e per il momento mi limito a scriverne i titoli: scalone, previdenza complementare e coefficienti». A fronte dell'eliminazione dello scalone (un aumento dell'età per l'accesso alla pensione che vale secondo i calcoli della riforma Dini risparmi per 486 milioni nel 2008, 4.513 nel 2009 ma già 7.230 nel 2010 e 8.917 nel 2011) Damiano ha detto che andrà trovata una «compensazione» e che questa è possibile «addolcendo» il gradone di tre anni. «Non c'è dubbio - dice che lo scalone sia un balzo incongruo. Io preferisco ai gradoni i gradini». No comment invece sulla possibile anticipazione della riforma al 2007 e sui tempi della modifica dello scalone: «Le date di modifica - avverte - dipendono dalle scelte tecniche che faremo attraverso il confronto con le parti sociali». Infine Damiano non intende cancellare l'accordo del 1993 sulla politica dei redditi ma intende sostenere la revisione di alcune parti.