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di PIETRO MORONI È BUFERA sulle partecipazioni pubbliche nelle ex genco.

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Una situazione che per la società presieduta da Fabiano Fabiani si è ripercossa sulla stessa Acea ma anche sui consumatori finali. Così, l'Antitrust ieri ha inviato al Governo la segnalazione nella quale giudica «una violazione molto grave» il superamento del tetto rilevato per il controllo di Edf (al 100% dello Stato Francese) e Aem (controllata dal Comune di Milano) in Edison. In tarda serata però il Gruppo di Foro Bonaparte ha replicato che «l'acquisizione della stessa Edipower, risalente al 2002, è avvenuta nel pieno rispetto delle condizioni fissate dal Dpcm del 2000, essendo all'epoca l'azionariato di Edison pressochè interamente privato». E comunque, spiega ancora il gruppo, «al di là degli aspetti giuridico-formali, il comportamento di Edison sul mercato non è mutato a seguito del cambiamento dei suoi azionisti, avvenuto nel 2005». Intanto, Acea considera la presa di posizione dell'Antitrust come «la premessa perchè le attività di generazione possano essere avviate verso una normalità più aderente allo spirito delle norme a suo tempo emanate per regolare la privatizzazione e la liberalizzazione del settore dell'energia elettrica. Senza con questo escludere l'opportunità di una riconsiderazione di quelle stesse norme al fine di assicurare una più rigorosa perequazione delle condizioni operative». L'autorità Garante della concorrenza e del mercato ha anche evidenziato la necessità di «rividere la normativa, perchè «alla situazione non è estranea la formulazione» del Decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri dell'8 novembre del 2000. Decreto che aveva fissato, per aprire il mercato della produzione di energia elettrica alla concorrenza, le modalità per la vendita di centrali da parte dell'Enel. La capacità produttiva messa da Enel sul mercato era stata divisa in «generation company», le tre «genco» Eurogen, Elettrogen e Interpower, per le quali era stato fissato il divieto della presenza di partecipazioni pubbliche nell'azionariato per una quota superiore al 30%. Dal canto suo, Acea (e il partner Electrabel) «ha potuto incrementare la propria capacità di generazione solo avviando la costruzione di nuove centrali affrontando i costi che in termini finanziari, temporali e amministrativi tale costruzione ex novo inevitabilmente comporta». Una via «impervia e onerosa di quella che avrebbe potuto percorrere acquistando partecipazioni più cospicue in impianti di generazione, come quelli delle genco».

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