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Fondi pensione pronti alla riforma del Tfr

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La Covip ha emanato le direttive che permetteranno di affidare le liquidazioni ai gestori finanziari

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Il nuovo tassello riguarda le direttive generali firmate ieri dal presidente della Covip, Luigi Scimia, per l'adeguamento dei fondi pensione (negoziali, aperti e i piani assicurativi previdenziali) alle nuove regole previste dalla riforma del trattamento di fine rapporto voluta dall'ex ministro del Welfare Roberto Maroni. In caso di silenzio-assenso saranno privilegiati i fondi chiusi e sarà comunque garantito il capitale versato (l'investimento infatti avverrà in una linea «prudenziale»). Assicurati anche i rendimenti pari o superiori alla rivalutazione del tfr aziendale in un orizzonte temporale pluriennale. Scimia auspica che la riforma possa dare al sistema l'impulso che fino ad oggi è mancato: «Le adesioni sono infatti ancora troppo contenute - 3 milioni di lavoratori, pari al 13% degli occupati - e purtroppo interessano scarsamente i giovani, che avrebbero invece urgenza di avviare un piano di previdenza integrativo, per compensare il basso livello di pensione obbligatoria». Entrando più nel dettaglio, la Covip ha precisato che in caso di conferimento tacito non è sufficiente il «mero impegno a perseguire strategie di investimento atte a realizzare con un grado di probabilità anche molto elevato, ma non ad assicurare con certezza, il risultato della restituzione del capitale». L'investimento dovrà quindi avvenire nella linea a contenuto più prudenziale per garantire la restituzione del capitale e rendimenti comparabili al tasso di rivalutazione del Tfr. Secondo le direttive, i fondi che hanno come destinatari lavoratori di una determinata impresa non possono investire in strumenti finanziari emessi dalla stessa impresa in misura superiore al 5% del patrimonio totale del fondo. Le forme pensionistiche complementari potranno prevedere la possibilità per l'aderente di suddividere i flussi contributivi anche su diverse linee di investimento all'interno di una stessa forma pensionistica. Ancora: se il lavoratore non esprimerà le proprie intenzioni, il datore di lavoro sarà tenuto a conferire il tfr maturando alla forma pensionistica prevista dagli accordi o contratti collettivi. Il periodo di permanenza minimo nella forma pensionistica prescelta scende da tre/cinque anni a due. Infine, i fondi dovranno pubblicare sul proprio sito internet lo statuto, la nota informativa, la scheda sintetica, i bilanci e tutti gli strumenti utili all'aderente per una scelta consapevole.

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