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Allarme tassa di successione, corsa dai notai

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Gli italiani hanno fiutato l'aria di stangata e si stanno precipitando a donare i beni agli eredi

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E così sull'onda della recente entrata in vigore di una delle ultime leggi varate dal governo Berlusconi, avviano la corsa ai notai per dar vita al proprio "patto di famiglia". "Assolutamente sì", afferma gongolando il direttore generale dell'Associazione italiana aziende familiari (Aidaf), Gioacchino Attanzio. Più diplomatico, invece, il numero due dei notai italiani, Giuseppe Vicari(nella foto): «Non abbiamo dati certi, ma nell'ottica di un eventuale incremento fiscale l'allarme potrebbe scaturire tra il ceto medio dell'imprenditoria». Perché per Vicari, in sostanza, «i grandi patrimoni non transitano dalle donazioni, ma attraverso le società». Tuttavia, un fatto è certo: si stima che sono oltre 5 milioni gli imprenditori italiani interessati al nuovo strumento legislativo. E che secondo gli addetti ai lavori molti di loro hanno già varcato la soglia di un notaio. Tra i più famosi, il numero uno di Telecom Italia, Marco Tronchetti Provera, come fa sapere lo stesso Attanzio. Dunque, si corre ai ripari per trasferire con meno spine possibili l'azienda ai propri familiari senza aspettare il fatidico testamento. Che di rogne, spesso ne porta. E così a meno di due mesi dell'entrata in vigore del "patto di famiglia", questo strumento viene ben accolto dai notai, ma in modo particolare dalle aziende familiari del Paese. Una legge che, in buona sostanza, ha riformato la successione d'impresa istituendo la possibilità per l'imprenditore di trasferire, ancora in vita, l'azienda (tutta o in parte) ai propri discendenti. In altri termini, non bisogna più arrivare neanche alla cosiddetta legittima per donare l'impresa agli eredi. La questione non è di poco conto. Secondo i dati dell'Aidaf, infatti, il 50% delle imprese (6 milioni in Italia di cui il 92% è impresa familiare) scompare alla seconda generazione e solo il 30% delle restanti supera la terza. E non è soltanto una questione giuridica-amministrativa, ma come sottolinea lo stesso vice presidente del Consiglio nazionale del notariato, Vicari, «il problema del passaggio generazionale nella gestione e nella proprietà dell'azienda ha ripercussioni importanti sull'intero sistema economico-produttivo del Paese». E così, a Palermo, la Fondazione italiana per il notariato raduna 600 professionisti - notati, accademici e imprenditori - per promuovere la nuova norma che nei prossimi 5 anni interesserà 6 aziende su 10. A questo punto, si intravede, in questo clima di incertezze, una boccata d'ossigeno per l'imprenditore fino a ieri stretto dalla morsa dei patti successori, mentre da oggi ha l'opportunità di cedere la propria azienda agli eredi con un semplice contratto notarile senza aprire una successione. In parole semplici, secondo Vicari occorre «la necessità di conciliare l'esigenza di mantenere l'unità dell'azienda con la tutela dell'interesse dei familiari dell'imprenditore ad avere una quota nella successione di quest'ultimo». E stata proprio l'Aidaf a «sostenere e insistere» su questo provvedimento, spiega soddisfatto Attanzio. «A dire il vero, miravamo all'abrogazione dei patti di successione. Ma va bene così. È già un grande passo avanti». D'altronde, per il direttore generale dell'Aidaf, «il merito della legge è focalizzare l'attenzione sull'azienda e regolare il rapporto tra famiglia e azienda che è sempre problematico». E proprio in questa direzione, conclude Attanzio, «la nuova norma favorisce la competitività dell'azienda e contribuisce alla sua continuità nel tempo».

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