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Finmeccanica punta sui Paesi emergenti

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Il numero uno della holding di Aerospazio e Difesa, Pier Francesco Guarguaglini, ha spiegato la nuova prospettiva dell'industria e del mercato che Finmeccanica ha già sperimentato cogliendo opportunità che le hanno consentito di creare realtà produttive in Russia e di avviarne in India, Malesia e altri paesi. Concludendo i lavori del convegno organizzato da Finmeccanica «Le nuove frontiere della sicurezza: Eurasia e Transpacifico», Guarguaglini ha spiegato che «se una volta l'industria poteva avere come unico obiettivo la vendita dei propri prodotti e lo sfruttamento dei mercati, oggi questo atteggiamento non è più sostenibile». Secondo il manager, «bisogna tenere conto della voglia di crescita dei paesi emergenti, delle loro ambizioni e aspettative, e quindi bisogna essere disposti a investire sul loro territorio e a collaborare con le loro aziende. Bisogna essere pronti - ha aggiunto - ad aprire glì insediamenti produttivi, non solo in cerca di condizioni più convenienti del mercato del lavoro, ma per diventare partner dell'industria locale, impiegando le loro risorse umane qualificate. Bisogna, infine, esser disposti ad offrire l'opportunità del trasferimento di tecnologia e di know-how». Tutto questo, ha rilevato Guarguaglini, richiede una grande solidità dell'industria e delle istituzioni, in modo che questo nuovo approccio non si ritorca contro l'industria occidentale, limitandosi a far crescere i competitori, ma sia invece un'opportunità per aumentare competitività. Il ruolo che l'industria europea avrà realmente - ha osservato - potrà essere facilitato o essere più difficile dall'evoluzione futura dell'Unione europea». Dal punto di vista politico, ha detto ancora il presidente e amministratore delegato di Finmeccanica, «la realtà asiatica è molto variegata e chiede con sempre maggiore urgenza all'Unione europea, di parlare con una voce sola. Ma l'Ue - ha rilevato Guarguaglini - se da una parte si sta allargando progressivamente, mostra significative difficoltà nello sviluppo di una politica comune sia nell'innovazione, sia nella formazione». Ma soprattutto «l'Unione europea non ha ancora una politica estera unitaria». Osservando che «le nazioni dell'area Transpacifica, in particolare Cina e India, stanno crescendo a forte ritmo sotto il profilo economico» il manager ha rilevato che «questa crescita, però, è accompagnata da grandi investimenti nell'educazione e nella tecnologia», ciononostante, «questi paesi mostrano ancora profonde debolezze».

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