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Non si ferma la corsa dell'euro

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La corsa della valuta unica - che negli ultimi scambi dell'altro ieri a New York era stata scambiata a 1,2837 - è stata frenata dal dato inaspettato relativo alla consistenza del deficit commerciale statunitense di marzo, sceso a 62 miliardi di dollari quando invece le previsioni propendevano per 67 miliardi di passivo. Per il resto, però, gli operatori puntano con decisione su un ulteriore indebolimento del biglietto verde, che sempre ieri è sceso sotto 110 nei confronti dello yen (minimo di giornata a 109,33), cioè ai minimi da otto mesi. Il dollaro è infatti sempre più penalizzato dagli squilibri vistosi che caratterizzano l'andamento dell'economia, in particolare appunto dal deficit esterno, e da questo punto di vista le statistiche di ieri non hanno mutato lo scenario di fondo. Fino a ieri la valuta statunitense è stata sostenuta pressochè a senso unico dal differenziale nei tassi, cioè dal fatto che il costo del denaro negli Stati Uniti è sensibilmente più elevato rispetto a quello di altre macroaree. Ma a questo riguardo da qualche tempo la situazione è in evoluzione, considerato che la Federal Reserve appare prossima all'ormai inevitabile «stop» alla lunga manovra di rialzi in atto dal giugno del 2004. Al tempo stesso, la Bce potrebbe avere in cantiere altri tre rialzi da qui alla fine dell'anno, mentre anche il Giappone si appresta a mettere fine alla politica di tassi vicini allo zero portata avanti dal 2001.

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