Cerca
Cerca
Edicola digitale
+

Autostrade lancia segnali di pace all'Anas

default_image

Sul tavolo del presidente Pozzi parte della documentazione richiesta sulla fusione con Abertis

  • a
  • a
  • a

Ieri, al termine del cda, la società del gruppo Benetton ha inviato all'ente che assegna le concessioni autostradali parte della documentazione richiesta sulla fusione con la spagnola Abertis. Nella lettera di accompagnamento è stato specificato che le altre informazioni saranno inviate lunedì. Sul tavolo del presidente dell'Anas, Vincenzo Pozzi, sono approdati «atti societari di natura riservata», come riferisce una nota di Autostrade, quali il progetto di fusione, copia del provvedimento di nomina da parte del Tribunale di Roma dell'esperto per la redazione della relazione sulla congruità del rapporto di concambio di fusione, stralcio dei lavori consiliari del 2 maggio 2006 relativi all'approvazione del progetto di fusione. In particolare è stato inviato il verbale del dissenso dell'ex amministratore delegato Vito Gamberale (che ieri non ha partecipato al cda), ma non quello dell'intervento del consigliere di amministrazione dimissionario Giuseppe Guarino, che aveva posto dei dubbi sulla legittimità della mancata informazione preventiva all'ente concedente Anas. Restano comunque tutte le perplessità già espresse nei giorni scorsi e attualmente all'esame della commissione alla quale partecipano Andrea Monorchio, Luigi Cappugi e Guido Rossi. In primo luogo l'Anas ha espresso perplessità sulla solidità finanziaria del nuovo conglomerato. Il dubbio principale, infatti, riguarda l'indebitamento netto consolidato della nuova Abertis, che sarebbe pari a 22 miliardi di euro contro gli 8,8 miliardi attuali di Autostrade. Una posizione che metterebbe a rischio il piano d'investimenti sulle strade italiane. E che ha già messo in allerta due delle principali agenzie di rating, Standard & Poor's e Moody's. Altro aspetto su cui l'Anas ha puntato i fari è l'assetto dell'azionariato della holding che avrà sede a Barcellona. Il secondo maggior azionista, con il 12,5%, sarà la Acs con interessi diretti nel campo delle costruzioni. Il decreto di privatrizzazione di Autostrade del 1997, invece, vietava l'ingresso nel capitale di società attive nel settore delle costruzioni e delle infrastrutture. L'Anas non ha un vero e proprio potere di veto sull'operazione, ma potrebbe inviare un parere sfavorevole al prossimo Governo Prodi e al Parlamento per sollecitarli a prendere le necessarie contromisure. Intanto ieri un gruppo di parlamentari di vari partiti della maggioranza ha firmato una una lettera che sarà recapitata alla Commissione di esperti insediata dell'Anas in cui si chiede all'ente di vincolare i pedaggi di Autostrade per l'Italia. Una seconda condizione posta nel documento riguarda l'incarico a un Advisor finanziario che dovrà essere «primario, indipendente e di rinomata professionalità» il quale verifichi la permanenza dell'equilibrio economico di Autostrade rispetto agli obblighi della concessione, post fusione. In caso di giudizio negativo, l'Anas deve procedere «senza indugio alla revoca della concessione ad Autostrade per l'Italia». Anche a fronte di un parere positivo, l'Anas dovrà comunque assicurarsi la disponibilità delle risorse per il piano di investimenti - circa 10 miliardi entro il 2009 - attraverso un vero e proprio vincolo sui pedaggi autostradali di competenza di Autostrade per l'Italia. Utili in crescita. Autostrade archivia un primo trimestre improntato al segno più: ricavi cresciuti dell'8,2%, utile netto a quota 123,6 milioni, con un +3,5%, previsione migliorative sul 2006, traffico in ripresa (+2,6%). Segno più anche per gli investimenti: 206 milioni di euro nei primi tre mesi, con un incremento del 47,1% rispetto allo stesso periodo del 2005. «Complessivamente sono stati impegnati oltre 4 miliardi per i lavori compresi nella Convenzione del 1997» si legge in una nota diffusa dopo il cda che ha promosso il direttore generale Castellucci nuovo amministratore delegato, al posto di Gamberale.

Dai blog