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Astaldi cresce aspettando Impregilo

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È questa la strategia illustrata ieri agli analisti finanziari dal vicepresidente esecutivo Vittorio Di Paola, che, snocciolando gli obiettivi del piano industriale 2006-2010, ha lamentato il fatto che, nonostante se ne parli da mesi, sul fronte della possibile fusione con Impregilo - che per Di Paola avrebbe una funzione utile per l'intero paese - tutto è fermo. Secondo le previsioni del secondo costruttore nazionale, il valore della produzione di Astaldi salirà da 1,02 miliardi del 2005 a oltre 2 miliardi nel 2010, con una crescita annua del 14%. Le concessioni peseranno per circa 100 milioni sul fatturato, mentre, a livello consolidato, il margine operativo lordo salirà da 152 milioni del 2005 a circa 300 milioni di euro. In forte crescita anche il risultato operativo (da 78 a 170 milioni) mentre per quanto riguarda il risultato netto l'incremento previsto è del 18% da 32,5 a circa 75 milioni di euro. Tutto fermo invece sul fronte della possibile fusione con Impregilo. «Sarebbe un'operazione utile per il Paese - ha spiegato Di Paola - ma ad oggi non c'è nulla di concreto». Insistendo sull'argomento, Di Paola ha poi spiegato che «da una parte c'è un'azienda con un grande azionista e un management, ed è Astaldi, mentre dall'altra parte, dietro il management, c'è una platea di azionisti». Per di più, uno degli azionisti di Impregilo «sta diventando sempre più spagnolo - ha detto riferendosi ad Autostrade che tramite Igli è azionista al 15,52% - e quindi si potrebbe creare qualche difficoltà in più». Vista poi la frammentazione del sistema industriale italiano, secondo Di Paola «la fusione tra Astaldi e Impregilo avrebbe una funzione utile e aggregante per l'intero paese, afflitto dalla dimensione troppo piccola delle sue imprese». Ma, ad ostacolare le aggregazioni necessarie per dare alle aziende una dimensione europea, sembrano proprio essere i veti posti da alcuni azionisti. «Nelle imprese piccole - ha spiegato il manager con una punta d'ironia riferendosi a Marcellino Gavio - comanda il padroncino e, quando diventano grandi, comanda però il "padroncione" Marcellino». In assenza di grandi operazioni, però gli azionisti di Astaldi si potranno sempre consolare con il dividendo. Come ha affermato l'amministratore delegato Stefano Cerri, «c'è una cifra disponibile superiore ai 70 milioni di euro e la politica dei dividendi sarà inalterata con la distribuzione di circa il 30% dell'utile». Per quanto riguarda l'esercizio in corso Cerri ha anticipato una crescita del fatturato «nell'ordine del 6%» e del risultato operativo «che si accompagnerà al fatturato».

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