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Adr, Save vicina all'accordo con Generali

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Marchi torna alla carica e corteggia il Leone di Trieste per contare di più negli scali romani

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La Save (Aeroporti di Venezia e Treviso) non molla la presa sugli scali di Fiumicino e Ciampino con l'obiettivo di creare un grande polo aeroportuale integrato. Il numero uno della società veneta, Enrico Marchi, in questi giorni ha intensificato i contatti con Generali, Mediobanca e Fondiaria Sai, soci del patto di sindacato della di Gemina, la finanziaria milanese che controlla Adr con il 51% del capitale. Tutto in vista del 30 giugno quando sul tavolo del presidente del patto di Gemina, Cesare Romiti, dovrebbero giungere le eventuali disdette dell'accordo parasociale (che scade a fine 2006). Per quella data il quadro deve quindi delinearsi. O si arriva a un piano industriale condiviso (e in questo senso sono giunte dall'assemblea di giovedì alcune aperture da parte dell'amministratore delegato di Gemina, Pier Giorgio Romiti e del presidente Carlo Gatto). Oppure la battaglia è aperta. A mettersi di traverso sull'asse Roma-Venezia potrebbero essere i Benetton che, con Edizione Holding, sono già attivi nel settore aeroportuale attraverso partecipazioni importanti nelle società di gestione degli scali di Torino e Firenze. In Infrastrutture e Sviluppo, azionista maggioritario di Gemina, sono entrati al fianco dei Romiti il fondo Clessidra di Claudio Sposito, Capitalia ed Edizione Holding. Insieme riuniscono il 20,14% del capitale e pesano per il 45,60% nel patto di sindacato. Save nei mesi scorsi ha rastrellato il 10,41% di Gemina (a cui bisogna aggiungere un altro 2% della Finint che fa capo sempre a Marchi) e rappresenta al momento il terzo azionista pur non facendo parte della cabina di comando. Non mancano, però, i punti di contatto tra i veneti e gli altri soci del patto. In primo luogo Mediobanca (secondo azionista di Gemina con il 12,66% del capitale) che ha curato la quotazione di Save nel maggio scorso. La sponda forte potrebbe però essere quella di Generali, presente in Gemina con il 2,31% del capitale, ma anche in Save e in Finint. I buoni rapporti con il Leone di Trieste possono rappresentare il vero snodo della partita. Resta in piedi, quindi, l'ipotesi di un'opa (offerta pubblica d'acquisto) accantonata nei mesi scorsi in attesa degli sviluppi della situazione. Nell'assemblea di Gemina che si è tenuta giovedì scorso, Save ha mostrato i muscoli criticando l'attuale gestione della società astenendosi su quasi tutti i punti all'ordine del giorno dell'assise (fra cui l'approvazione del bilancio 2005), votando contro la delega all'aumento di capitale e a favore del rinnovo del cda. Lad Romiti ha cercato subito di raffreddare gli animi dichiarando che la presenza di Save non è vista come ostile sul piano di eventuali progetti industriali, mentre ha fatto intendere che per quanto riguarda un eventuale ruolo della società veneta in un ipotetico riassetto finanziario la questione è rimandata ai piani alti, vale a dire agli azionisti di controllo di Infrastrutture e Sviluppo. Save e Finint dopo aver rilevato le quote in Gemina avevano effettuato una girandola di incontri con i soci pattisti, a cui avevano sottoposto il loro progetto di aggregazione aeroportuale, rimasto ad oggi lettera morta. I veneti, comunque, hanno anche un altra carta da giocare, cioè il disinvestimento della quota con cospicua plusvalenza. Molto dipenderà dalle manovre in corso da qui al 30 giugno, quando sarà più chiaro se la diplomazia prevarrà sulle mire espansionistiche di Marchi.

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