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Fiat, SanPaolo difende la vendita delle quote Per Unicredit le azioni andavano conservate

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Il Sanpaolo ha venduto subito e ieri all'assemblea degli azionisti ha sostenuto di avere chiuso complessivamente in pareggio quell'operazione. Del tutto diversa l'idea di Profumo, che sempre ieri ha affermato: «Quando dicevo che Marchionne stava facendo un ottimo lavoro e che intendevo tenere ancora i titoli Fiat tutti mi davano del matto. Abbiamo agito in una logica finanziaria e a sostegno del risanamento, ma terremo i titoli fino a quando lo riterremo opportuno». Il tema è stato sollevato a Torino da alcuni piccoli azionisti del Sanpaolo, presenti all'assemblea che ha approvato il bilancio 2005 chiuso con un utile di 1.983 milioni, in crescita del 57,9% rispetto al 2004. I soci della banca torinese, ai quali andrà un dividendo di 0,57 euro per azione ordinaria e privilegiata, hanno chiesto per quali ragioni il Sanpaolo abbia venduto a gennaio. È vero che ieri le azioni Fiat hanno perso l'1,67% chiudendo a 11,1 euro, ma comunque un valore lontano dai 7,70 euro a cui la banca torinese ha venduto. «Non è nella nostra filosofia - ha detto l'amministratore delegato della banca di piazza San Carlo, Alfonso Iozzo - essere azionisti di imprese. Le azioni le banche le devono avere per necessità o per accompagnare certi passaggi critici come è stato nel caso Fiat. Vendendo a gennaio non davamo un giudizio sull'andamento dell'impresa, mentre oggi avremmo detto al mercato che per noi l'azienda ha raggiunto il massimo. Il nostro investimento storico (0,8%) lo abbiamo tenuto, non abbiamo mai mischiato le due cose». Intanto l'istituto bancario torinese, dopo un 2005 «anno di svolta» - come l'ha definito Salza - continua a registrare risultati positivi. «Il trimestre è andato bene, molto bene. Stiamo andando secondo i piani», ha detto Iozzo. E l'obiettivo è crescere ancora anche attraverso aggregazioni.

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