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Il petrolio rallenta grazie a Bush

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Un effetto che secondo gli analisti «non durerà a lungo». Ad agitare il mercato è infatti il timore che l'Iran decida di usare il greggio come arma di difesa, rallentando le proprie esportazioni, se l'Onu dovesse imporre delle sanzioni. Inoltre il mercato reputa non rassicuranti le affermazioni dell'ayatollah Ali Khameini, secondo il quale Teheran è pronto a condividere il proprio know how sul nucleare con altri Paesi. Ad alimentare le preoccupazioni del mercato c'è poi l'acuirsi degli scontri in Nigeria, dove gli attacchi ad impianti petroliferi si moltiplicano. E proprio ieri la Exxon, per paura di un agguato ha deciso di far evacuare parzialmente una delle sue installazioni. La ricetta proposta da Bush per calmierare i prezzi della benzina negli Usa (sospendere i rifornimenti alle riserve strategiche nazionali e promuovere una maggiore efficienza nel consumo dei carburanti) sarebbe solo «una brillante mossa politica: la sospensione dei rifornimenti alle riserve strategiche nazionali non porterà nessuna differenza in termini di prezzo della benzina visto che le riserve sono quasi piene», afferma un analista, ricordando che le riserve statunitensi erano a quota 700 milioni di barili prima degli uragani Katrina e Rita. Ad oggi le riserve sono inferiori di 13 milioni di barili rispetto al periodo immediatamente precedente agli uragani. «L'annuncio dello stop di rifornimenti alle scorte è senza senso, perchè sono piene al 98%», ha sottolineato James Ritterbusch, presidente della Ritterbush & Associates.

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