I DATI ISTAT

A febbraio hanno segnato un rialzo di appena lo 0,1% sul mese precedente e dell'1,5% rispetto a un anno prima. A soffrire di più sono le botteghe e i negozi, con consumi che si spostano sulla grande distribuzione. Il quadro dipinto dall'Istat presenta luci e ombre per i consumi degli italiani. I dati incorporano infatti la dinamica sia delle quantità sia dei prezzi. Tanto che, secondo la Confcommercio «la crescita tendenziale al netto dell'inflazione di -0,7%, peggiore di sei decimi di punto rispetto a gennaio, conferma una sostanziale staticità dei consumi». Secondo il sottosegretario al Welfare Maurizio Sacconi, invece, i numeri «sconfessano il disfattismo propagato a piene mani con il concorso perfino di qualche ambiente confindustriale». Le variazioni nel complesso sono positive, soprattutto per gli alimentari (+2,6% su anno, +0,2% rispetto a gennaio), mentre i non alimentari restano al palo. E gli italiani non si sentono ancora di mettere mano al portafogli per i beni di lusso come gioielli e orologi (-0,7% su anno). Tirano la cinghia le piccole imprese (-0,4% per le vendite nell'ultimo anno) e avanzano le grandi (+3%). Con la grande distribuzione in netto vantaggio (+3,4%, in testa ipermercati e hard discount) rispetto ai piccoli esercizi (+0,2% su anno). E se si guarda alle sole vendite di prodotti alimentari, emerge che gli italiani addirittura comprano meno nelle botteghe e nei negozi di quartiere rispetto a un anno prima (-0,1% in un anno). Un «gap» che allarma il segretario confederale dell'Ugl, Paolo Segarelli: «famiglie e pensionati - dice - sono costretti a risparmiare nei loro acquisti alimentari e non solo, scegliendo la grande distribuzione e in particolare gli hard discount». Mentre per la Cia-Confederazione italiana agricoltori, secondo cui «i consumi dei prodotti alimentari segnano una decisa ripresa, ma i prezzi sui campi sono sempre in picchiata, mentre i redditi dei produttori agricoli continuano ad assottigliarsi». E anche Coldiretti, in una sua analisi sui consumi familiari nel primo bimestre 2006, sottolinea che «dopo anni si inverte la tendenza e aumentano del 5,5% i consumi familiari di verdure e ortaggi». In chiaroscuro anche i dati sul commercio estero con i paesi extra-Ue, diffusi separatamente dall'Istat. L'Italia il mese scorso 2006 ha registrato un disavanzo di 1,435 miliardi di euro (gonfiato dal boom dei prezzi energetici), triplo rispetto ai 655 milioni di un anno prima ma in calo rispetto ai 2,574 miliardi di febbraio. Con esportazioni in aumento del 2% in un mese, e import sceso dell'1,2% destagionalizzato. «Le esportazioni si confermano il motore di una forte ripresa», ha commentato il sottosegretario alle Attività produttive con delega al commercio estero Adolfo Urso, secondo cui senza l'import energetico «il nostro saldo sarebbe positivo» e l'Italia è «definitivamente fuori dal tunnel».