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di GIOVANNI LOMBARDO I LAVORI della centrale di Civitavecchia possono andare avanti.

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I giudici hanno anche fissato al 25 maggio l'udienza nella quale entreranno nel merito della vicenda. L'Enel si aggiudica così il primo round nella battaglia legale che si è aperta nelle scorse settimane, dopo che la giunta presieduta da Piero Marrazzo aveva bloccato la realizzazione delle opere a mare necessarie all'attracco delle navi carboniere. Una decisione che rischia di mettere i sigilli all'intera opera di riconversione a carbone pulito della centrale. Il gruppo elettrico guidato da Fulvio Conti ha espresso soddisfazione per la decisione del Tar del Lazio e «ritiene importante - si legge in una nota - che venga riavviato il dialogo con la Regione Lazio e con gli enti e i comuni interessati». Sull'altro fronte è diversa l'interpretazione della decisione del Tar. «Prendiamo atto della decisione del Tar del Lazio, in ogni caso attendiamo di poter leggere le motivazioni dell'ordinanza e di conoscere il giudizio di merito previsto per il 25 maggio - ha affermato Massimo Pompili, vice presidente della Regione Lazio - L'ordinanza del tribunale riconduce il tema alle origini, perché limita l'effetto sospensivo alle sole quantità di escavo e reimmissione definite in sede di Via (Valutazione d'impatto ambientale, ndr) nazionale, confermando quindi la correttezza del provvedimento regionale che inibisce comunque la maggiore quantità di escavo richiesta dall'Enel». Il Tar, infatti, chiede che sulla valutazione di impatto ambientale si esprima il ministero dell'Ambiente. «L'intento del nostro provvedimento - continua Pompili - riguardava esclusivamente il rispetto delle regole». Il progetto di riconversione da olio combustibile a carbone della centrale Enel di Civitavecchia prevede un investimento di 1,5 miliardi di euro dei quali già 1,2 miliardi di euro impegnati per la fornitura di macchinari e lavoro. Nel cantiere di Civitavecchia sono attualmente in forza 1.300 persone e sono coinvolte 70 ditte della zona. L'intero progetto comporta 30 milioni di ore di lavoro che equivalgono a 4.000 posti di lavoro per 5 anni. Soddisfatto il presidente di Assocarboni, Andrea Clavarino. «La sentenza del Tar è un risultato incoraggiante e una notizia positiva».

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