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Capitalia, Arpe frena sulle fusioni

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L'ad della banca: «Vertice coeso, il progetto con Intesa non è allo studio»

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Un progetto del genere «non è allo studio e il vertice romano compatto e coeso non intende farlo» ha ribadito ieri l'amministratore delegato Matteo Arpe al termine dell'assemblea dei soci che ha confermato la fiducia al presidente Cesare Geronzi, che da domani tornerà nella pienezza dei suoi poteri. Gli azionisti hanno, infatti, votato contro la sua revoca dopo l'interdizione (che scade stasera) decisa dai magistrati nell'ambito dell'inchiesta sul crac Parmalat. Eppure della possibile aggregazione se ne continua a parlare. Da Milano, in cui ieri si è svolta l'assemblea degli azionisti di Intesa, l'a.d. Corrado Passera, ha affermato che l'operazione sarebbe nell'interesse delle due banche e dell'Italia. Una dichiarazione verso la quale Arpe non ha rilasciato nessun commento. Resta solo la «la stima e il rispetto» verso il vertice di Intesa, che intanto ha confermato l'assenza di dossier tra i due istituti, Non è però detta l'ultima parola sulla fusione. «Capitalia considera e guarda con attenzione a ipotesi di aggregazione che non devono essere un obbligo ma un'opportunità». E di queste, per ora, per il banchiere romano non vede. Un giudizio che esclude tutte le operazioni apparse sulla stampa: da unioni col Sanpaolo e Mps, all'ingresso di Sch, dall'opa di Abn Amro («supporter del management e socio importante e leale») alla fusione con Antonveneta. In questo, aggiunge dopo che i soci forti della banca hanno espresso la fiducia a Geronzi (pochi i voti contrari in assemblea mentre la Fondazione cassa di risparmio di Roma non ha partecipa al voto), il management «trova serenità» proprio nella solidità e compattezza dell'azionariato stabile di Capitalia. Un nocciolo duro che nel prossimo futuro sarà chiamato a risolvere alcune questioni. Innanzitutto l'eventualità o meno di un'uscita di Abn Amro, da decidere a Amsterdam entro ottobre, l'uscita già annunciata a luglio della Toro, mentre la possibilità che queste partecipazioni vengano spalmate all'interno del Patto sono vincolate al tetto del 3% annuo. Il presidente del Patto e Arpe hanno sottolineato che c'è interesse da parte di molti azionisti a incrementare quote. Tra questi potrebbero esserci Fininvest e Fonsai, mentre il presidente del Patto, Vittorio Ripa di Meana, afferma che «si era pensato alla Fondazione» guidata da Emmanuele Emanuele, «anche soltanto per una parte della quota», ma l'Ente ha detto no. In compenso Emanuele dopo l'astensione

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