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Confcommercio: «Nessuno tocchi la Biagi»

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Il presidente Sangalli lancia il monito al nuovo governo: «La riforma del lavoro ha funzionato»

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E si schiera per la difesa a oltranza della legge Biagi. «La riforma ha funzionato e uno stop alla sua applicazione ci vedrebbe assolutamente contrari» a Il Tempo Sangalli. Che avvisa come i continui rincari del petrolio stiano per scaricarsi sui listini dei prezzi praticati ai consumatori. Cosa si aspetta il terziario dal nuovo governo? Non sta certo a Confcommercio indicare alla politica formule di governo. Siamo un soggetto politico autonomo e ci teniamo a tenere ben distinti i ruoli di chi si appresta a governare e di chi, invece, rappresenta interessi reali. Per questo, invece, ci interessa il confronto sulla sostanza dei programmi di governo e sulla sostanza di un'agenda di legislatura, che affronti i problemi reali del fare impresa e del competere. Un caso su tutti: la Legge Biagi. Le spinte per abrogarla o modificarla sono forti. Che ne pensa? Nessuno tocchi la Legge Biagi. Se c'è stata una riforma che ha funzionato e che nel commercio e nel turismo è stata utilizzata è stata proprio questa. Uno stop a questa legge ci vedrebbe assolutamente contrari, anche se bisogna far di tutto affinché la flessibilità contrasti e non generi precarietà. Quali sono i provvedimenti assolutamente necessari per Confcommercio nei primi 100 giorni di governo? Riduzione della pressione fiscale su imprese e famiglie e rilancio dei consumi. A fronte di questo, contrasto dell'evasione e dell'elusione fiscale e riduzione della parte più improduttiva della spesa pubblica corrente. Sono ricette "vecchie". Ma sono, però, le uniche in grado di scuotere un mercato ormai fermo da troppo tempo. Solo con una significativa crescita del Pil possiamo sperare di ridare fiducia a chi produce, a chi investe e a chi consuma. Nel nuovo quadro politico che ruolo si candida a svolgere Confcommercio. Si aspetta più concertazione e un nuovo Patto per l'Italia? Nei giorni della campagna elettorale abbiamo lanciato un'idea, un supplemento di responsabilità da parte di tutti, in primo luogo della politica, per affrontare con la "ridotta" le difficoltà del paese. Visto l'esito delle elezioni mi sembra più che mai indispensabile questa nuova stagione. Si parla di liberalizzazione per una maggiore competitività. Siete pronti a fare la vostra parte e a rinunciare a rendite di posizione? Ad accettare, ad esempio, più flessibilità negli orari e nella regolamentazione? Non vorrei ripetermi ma se c'è un settore liberalizzato e che per il numero di imprese presenti sul mercato - poco meno di 800 mila - non è in grado di fare cartelli è proprio quello della distribuzione. Guardiamo invece dove la poca concorrenza genera, invece, un aumento dei costi ingiustificato. Bene, a questo proposito, ha fatto Catricalà - il Presidente dell'Antitrust - ad avviare una serie di inchieste. Il vostro ultimo rapporto segnala che gli italiani sono sempre più alla ricerca dello sconto, che il turnover nel commercio è elevato e che le vendite sono in calo. Cosa dicono insieme questi tre elementi? Significano che, in questi anni, l'economia italiana non è cresciuta a sufficienza e che le famiglie e i consumatori si sono fatti sempre più attenti al rapporto prezzo-qualità in ogni canale di vendita. Significano, poi, che fare impresa nel commercio è diventato sempre più difficile, come è testimoniato dal fatto che un negozio su quattro chiude entro un anno dall'inizio dell'attività. Petrolio ai massimi. Inflazione in possibile ripresa e minore ricchezza nelle tasche degli italiani. Questo è lo scenario, cosa ne pensa? Mi verrebbe in automatico di dire: il governo abbassi le accise. Ma il vero problema italiano è la nostra pressoché totale dipendenza dal petrolio. Da qui l'esigenza, invece, di una politica energetica in grado di abbassare i costi per le imprese e le famiglie. Una cosa è certa: se continua la corsa al rialzo del prezzo del barile, prima o poi i costi aggiuntivi si scaricheranno sui prezzi al consumo. E questo, in una situazione di bassa crescit

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