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Ricucci in manette per la scalata di Rcs

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L'immobiliarista arrestato con tre complici. Il reato: aggiotaggio reiterato sui titoli della società

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Le Fiamme Gialle gli hanno notificato l'ordinanza di custodia cautelare negli uffici della sua società, la Magiste, in viale Regina Margherita. I motivi dell'atto sono legati ai reati commessi nel corso del fallito assalto alla Rcs, la società editoriale che controlla il Corriere della Sera, nell'estate rovente delle scalate bancarie. Gli inquirenti hanno chiesto e ottenuto l'arresto perché Ricucci, appena qualche settimana fa, ha reiterato il reato di aggiotaggio per il quale era già sotto inchiesta. Non solo, per i pm Giuseppe Cascini e Rodolfo Sabelli, a giustificare la detenzione c'era anche il pericolo di inquinamento delle prove. L'immobiliarista sarà interrogato a Regina Coeli insieme agli altri arrestati. Con lui sono infatti finiti in carcere, ma per favoreggiamento e rivelazione di segreto d'ufficio, anche un militare della finanza, il brigadiere Luigi Leccese, un ex colonnello dell'esercito, Vincenzo Tavano, e un imprenditore, Tommaso Di Lernia. I tre avrebbero fornito informazioni a Ricucci sull'inchiesta giudiziaria con particolare riguardo alle perquisizioni eseguite, numerose, dal nucleo valutario della Guardia di Finanza. Respinta dal gip Orlando Villoni un'altra richiesta di arresto riguardante il braccio destro di Ricucci, il commercialista Luigi Gargiulo, il quale rimane tuttavia indagato. A far scattare l'arresto di Ricucci sono state le sue operazioni sul pacchetto azionario (14%) in suo possesso della Rcs, attualmente in pegno nella Banca popolare italiana. Nell'ordinanza di custodia si afferma che il tentativo dell'immobiliarista romano era quello di far salire il valore dei titoli Rcs in modo da aumentare il valore del pacchetto. Un'operazione che gli avrebbe consentito di far fronte al debito di oltre 700 milioni di euro che aveva nei confronti della stessa Bpi. Il meccanismo creato da Ricucci, ed emerso da intercettazioni telefoniche era, secondo la procura, ottenere finanziamenti per l'acquisto di titoli Rcs da due istituti bancari, la Banca di New York e un istituto di credito olandese, in favore di due società lussemburghesi e a lui riconducibili. Un'attività, in sostanza, che ricalcava quanto già, in precedenza, aveva determinato la sua iscrizione nel registro degli indagati ed il sequestro di 22 milioni di euro di plusvalenze. «Il comportamento di Stefano Ricucci, che fece ingenti acquisti di titoli Rcs Mediagroup accompagnati da ripetute e false dichiarazioni alla stampa, ha contribuito in maniera determinante all'andamento al rialzo delle quotazioni del titolo». Così avevano scritto i pm Giuseppe Cascini e Rodolfo Sabelli nella richiesta di sequestro delle azioni Rcs Mediagroup spa, di proprietà di Magiste International sa, depositate presso la Banca Popolare Italiana.

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