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La rincorsa al Corriere che ha infuocato l'estate

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Ma nel pieno della scalata, a luglio arriva l'esposto dell'Adusbef che dà il via all'inchiesta della procura di Roma. Aperto inizialmente come «atti relativi a», quindi senza ipotesi di reato e senza indagati, il fascicolo processuale (affidato ai pm Giuseppe Cascini e Rodolfo Sabelli) aveva l'obiettivo di verificare se fosse configurabile un'ipotesi di aggiotaggio informativo. Alla luce, come precisava l'Adusbef, delle «turbolenze degli assetti azionari della Rcs per il rastrellamento di quote azionarie da parte di un azionista, Stefano Ricucci, il quale avrebbe acquisito il 20 per cento delle quote societarie». Secondo quanto riportato nell'esposto, «il titolo Rcs ha avuto una vera e propria impennata, passando da un minimo di 3,12 euro agli inizi del 2005, a un massimo di 6,59 euro, con una quotazione odierna pari a 5,78 euro e con un aumento pari ad oltre il 100 percento». Alla fine di agosto il nome di Ricucci viene iscritto nel registro degli indagati per aggiotaggio e ostacolo alle attività di vigilanza. Ma il primo vero scossone si registra a febbraio, quando titoli per un valore di 22 milioni di euro in mano a Stefano Ricucci vengono sequestrati dalla Guardia di Finanza. Il 3 aprile scorso l'immobiliarista romano, dopo una prima apparizione davanti ai magistrati avvenuta a dicembre, torna in procura e affida a una memoria di una dozzina di pagine la sua versione sulla scalata alla Rcs. Assistito dagli avvocati Grazia Volo e Luigi Fischetti, Ricucci rivendica la sua estraneità da qualsiasi ipotesi di aggiotaggio informativo e di ostacolo alle attività degli organi di vigilanza. «Le mie attività finanziarie non hanno influito sulle oscillazioni del titolo di borsa del gruppo editoriale», dichiarava appena due mesi fa Ricucci. Una tesi che ora dovrà essere ribadita davanti al giudice.

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