Antoveneta, Capitalia si defila
E ancora una volta dai piani alti dell'istituto di Via Minghetti, su sollecitazione della Consob, è partita l'ennesima smentita. Questa volta è arrivata dopo le indiscrezioni su un nuovo possibile partner per il matrimonio della banca guidata da Matteo Arpe, e cioè la Antonveneta ormai nelle mani degli olandesi della Abn Amro (primo azionista a Roma con il 7,7%). La speculazione in Borsa era ripartita sulla scorta delle dichirazioni rilasciate ieri dal presidente del gruppo di Amsterdam: «In teoria tutte le opzioni legate al nostro ruolo in Capitalia sono ancora aperte». Tanto è bastato a rimettere in moto le scommesse a Piazza Affari sul riavvio del risiko. Fiammate smorzate dal comunicato di Capitalia che ha precisato di non avere allo studio «nessuna aggregazione con Antonveneta». «Capitalia - si legge nella nota - conferma quanto più volte ufficialmente dichiarato e ribadito nel comunicato stampa del primo aprile 2006», nel quale il gruppo «smentisce l'esistenza di qualsivoglia studio, verifica o discussione di tale operazione. Il management di Capitalia ha più volte sottolineato che tale ipotesi non è ritenuta d'interesse per il gruppo». Tutto fermo dunque. E non solo perché ufficialmente la banca romana ha negato qualunque trattativa. Ma anche perché l'esito incerto della tornata elettorale ha sicuramente stoppato il consolidamento nel settore bancario italiano. Tutto è rinviato, per ora, al prossimo ottobre quando Abn Amro scioglierà la riserva sulla sua quota. Se il primo punto dell'orizzonte a cui guardare per conoscere il destino della banca romana è dunque Amsterdam, il secondo è Parigi. L'unico pretendente serio per una fusione resta infatti Banca Intesa, il cui azionista principale Credit Agricole i soldi li avrebbe pure per lanciare un'Opa. I francesi hanno solo un problema: nell'ipotesi che l'operazione andasse in porto il loro peso contrattuale sarebbe molto diluito.