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Fiorani ai domiciliari dopo quattro mesi

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Il gip Clementina Forleo ha accolto l'istanza difensiva dell'ex ad della vecchia Popolare di Lodi - oggi Popolare Italiana - e dell'ex dg, accusati di associazione per delinquere, aggiotaggio e appropriazione indebita. I due erano nel carcere milanese di San Vittore dal 13 dicembre scorso per la scalata all'Antoveneta. Ieri, intorno alle 14,30, Fiorani ha potuto riabbracciare i suoi tre figli di 16, 12 e 8 anni che lo attendevano con i nonni e alcuni parenti. La concessione dei domiciliari è l'ultimo atto dell'inchiesta giudiziaria su Fiorani, dopo quasi 4 mesi di detenzione. Ma la storia parte da molto più lontano. Il 22 luglio si chiude con un nulla di fatto l'offerta di Abn Amro su Antonveneta. Il 25 dello stesso mese sui quotidiani appaiono le intercettazioni telefoniche che mettono sotto accusa Antonio Fazio per i rapporti con Fiorani e il suo ruolo nelle due scalate. Il 30 luglio Bankitalia decide la sospensione temporanea dell'autorizzazione concessa all'offerta di Bpi. Il 2 agosto il Gip di Milano, Clementina Forleo, convalida il sequestro preventivo d'urgenza di ciò che in quel momento rappresenta il 40% delle azioni di Antonveneta, in mano ai cosiddetti «concertisti». Il giudice dichiara anche la sospensione dagli incarichi per Fiorani e Gnutti, oltre che per il direttore finanziario Boni e per l'immobiliarista romano Stefano Ricucci. Il 16 settembre Fiorani annuncia le dimissioni «irrevocabili» dalla carica di amministratore delegato. Il 29 settembre filtra la notizia che Fazio è indagato per abuso d'ufficio dalla Procura di Roma. Il 10 ottobre il Governatore di Bankitalia viene interrogato in Procura a Roma. Il 7 novembre Boni si dimette, il 29 novembre è il cda di Bpi a offrire le dimissioni. Il 12 dicembre però emerge che Fiorani è indagato anche per associazione a delinquere oltre che per aggiotaggio e appropriazione indebita. La data fatidica è il 13 dicembre: scattano gli arresti per Fiorani e Boni.

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