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Cresce l'export del beauty made in Italy

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Caviale, oro, polvere di brillanti e perle da spalmare sul corpo per essere giovani e belli. L'industria del beauty made in Italy si fa sempre più «ricca». Nel senso che le materie prime sono di altissimo livello e i prezzi al consumatore pure (una crema antirughe arriva a costare anche 500 euro, una fragranza in bottiglietta di Baccarat con diamante incastonato 195 mila euro). Non fosse per l'export, invece, il settore, per quel che riguarda il volume delle vendite, non dormirebbe sonni proprio tranquilli. Unipro, l'associazione di Confindustria che riunisce le imprese cosmetiche italiane, ieri, in occasione dell'apertura del Cosmoprof 2006 a Bologna, ha fotografato la situazione dell'«azienda bellezza» nel nostro Paese. Nel 2005 il volume delle vendite interne è rimasto sui valori dell'anno precedente (8.500 milioni di euro). L'andamento rallentato del mercato italiano è stato compensato però dalla buona espansione internazionale con una crescita delle esportazioni del 6,3%. Mentre la Russia si conferma il maggior importatore di prodotti cosmetici (+40% nel 2004), Sud America e Asia iniziano a farsi largo nel nostro mercato. In collaborazione con l'Istituto per il Commercio Estero sono arrivate a Bologna delegazioni dal Giappone (al secondo posto nel «mercato cosmetico» dopo gli Usa con oltre 13.300 milioni di dollari), dalla Polonia (nel 2005 ha importato oltre il 25% di cosmetici in più dell'Italia), dalla Thailandia e dal Vietnam (Paesi emergenti che nei primi nove mesi del 2005 hanno registrato numeri da capogiro: +159,3% di importazione). Ma, in Italia, dove e cosa acquistano i nostri connazionali? Sempre più, per la cura del corpo, vanno in farmacia (+4,6% con 1.107 milioni di euro di volume). Si conferma, invece, la flessione delle profumerie (-2%), ed è in una fase riflessiva anche la grande distribuzione (-0,1%). Bene le erboristerie (+4%), e, in questo caso a sorpresa, le vendite porta a porta (+1%). Curiosa è l'analisi delle singole famiglie di prodotto. Bisognerebbe ricorrere all'aiuto di un sociologo, forse, per spiegare la grande crescita nelle vendite dei prodotti per l'igiene dei piedi (+8,5%). Trend ascendente anche per i depigmentanti del viso (+2%), per le maschere e gli esfolianti (+5,3%) e per le creme tuttofare (+7,4%). Ciò che si acquista di meno, invece, sono gel e gommine per i capelli (-9,4%), smalti per le unghie (-7,2%) lucidalabbra (-8,1%) e talchi (-5,3%). Come dire: ciò che è davvero superfluo in tempi di magra gli italiani lo lasciano sullo scaffale.

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