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di PINO GIULIETTI REGALATO alla banca un 2005 condotto a passo di carica e impreziosito da un utile ...

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«Mi sembra, da ciò che leggo sui giornali, che la discussione in atto sugli organi collegiali abbia un sapore fortemente politico - ha spiegato a margine della presentazione dei dati di bilancio dello scorso anno - Ne prendo atto con lo spirito di servizio che ha sempre caratterizzato la mia presenza alla guida della banca e dicendo grazie a coloro che hanno reso possibile questa presenza. Non sono un politico ma un tecnico». Un tecnico, ma con «un grande rimpianto»: l'operazione Bnl. «Avrebbe permesso di fare un salto di dimensione - ha ricordato - e, se non si è potuta fare, la responsabilità non è stata di Mps». Parole che sembrano far calare il sipario sulla sua esperienza ai vertici dell'istituto. Vissuta «in un momento in cui l'apertura verso i rappresentanti della società civile era forse maggiore di oggi e egualmente maggiore era anche la disponibilità alla dialettica e al confronto delle idee su progetti strategici e industriali». Caratterizzata da un ultimo esercizio fiscale particolarmente brillante. Il 2005 mandato in archivio dalla banca di Siena, infatti, si è chiuso con un utile netto di 790,2 milioni di euro - in progresso del 42,4%, rispetto ai 554,8 milioni di euro dell'anno precedente - mentre la raccolta diretta è risultata pari a 87.696 milioni di euro e quella indiretta si è attestata a 108.855 milioni di euro. Quanto al margine consolidato della gestione finanziaria e assicurativa, questo si è attestato a 4.727,5 milioni di euro mentre il risultato operativo netto ha raggiunto quota 1.096,7 milioni di euro. Numeri positivi che hanno spinto il management a proporre la distribuzione di un dividendo pari a 0,13 euro per azione, in rialzo del 51,4% rispetto al 2004. Forte di una solida tradizione e delle cifre riportate nell'ultimo esercizio Mps, guardando allo spettro più ampio del sistema bancario italiano appare decisa a non stravolgere la propria indipendenza e a valutare con serenità il rapporto con Unipol per quanto riguarda la propria partecipazione, pari al 27%, in Finsoe. L'istituto senese, viene puntualizzato dal suo presidente, Fabrizi, «deve mantenere la propria indipendenza strategica».

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