di LEONARDO VENTURA ORASCOM rinvia al mittente le accuse sulle presunte ingerenze del Palestine Investment ...
E cioè la Orascom Telecom che fa capo al magnate egiziano Naguib Sawiris. A fare chiarezza sono fonti vicine alla stessa Orascom, che contattate da Il Tempo ricordano che la società è quotata alle Borse de Il Cairo, Alessandria e Londra, e che le sue azioni, come quelle di qualsiasi altra società quotata, possono essere acquistate da chiunque. Indifferentemente, quindi, dal fatto che siano essi singoli risparmiatori o investitori di professione, come nel caso del Palestine Investment Fund. Nessun rischio, dunque, che - come ventilato nei giorni scorsi - nel consiglio di amministrazione possano sedere esponenti dell'organizzazione Hamas. Insomma secondo le fonti sentite non tutti quelli che comprano azioni hanno automaticamente il diritto di partecipare direttamente alla gestione delle società di cui detengono delle partecipazioni. Orascom Telecom, in sostanza, come qualsiasi altra società al mondo, non ha modo di conoscere preventivamente l'identità di chi compra le sue azioni, e ovviamente il solo fatto di essere un azionista non dà diritti da vantare sulla gestione. Non solo. Sempre le fonti Orascom intervistate hanno ricordato che la legge egiziana chiede di mettere a disposizione del mercato informazioni sui singoli azionisti, solo quando viene superata la soglia del 5% di possesso. Questo oggi non sembra sia stato il caso del fondo palestinese perché, a parte il magnate egiziano Sawiris, nessun altro azionista di Orascom ha denunciato partecipazioni superiori al 5%. E nemmeno una qualunque altra soglia che consentisse ai detentori di poter rivendicare diritti nella gestione delle aziende. Si spengono così egiziano le polemiche sorte nei giorni scorsi, dopo la diffusione della notizia che il fondo Palestine Investiment potesse avere in portafoglio azioni Orascom. Le polemiche erano sorte sulla possibilità che esponenti di Hamas legati al fondo potessero anche sedere in qualche consiglio di amminsitrazione del Gruppo. Sawiris aveva subito definito la notizia: «Una provocazione, uno scherzo di cattivo gusto non meritevole di risposta». Ma le smentite non erano bastate a chiudere il caso.