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di FILIPPO CALERI CRESCE con due cifre l'utile maturato nel 2005 da Unicredit.

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470milioni (+19,4% sul 2004). Nel conto ci sono anche gli ultimi due mesi dell'esercizio dei tedeschi e i relativi oneri di integrazione. L'ad Alessandro Profumo si prepara a distribuire così un dividendo di 0,22 euro per azione (0,205 nel 2004). Intanto la voglia di crescere non sembra essere stata soddisfatta, e la banca di Piazza Cordusio tiene aperte le porte a nuove possibili operazioni, non solo nell'Est Europa, dove peraltro le occasioni d'acquisto cominciano a scarseggiare, ma anche in Italia, Germania ed Europa, dove è cominciata una nuova fase del processo di consolidamento. «Non stiamo parlando con nessuno», ma «siamo attenti a quello che succede sul mercato italiano, in Germania e in Europa. Siamo ormai un player europeo», ha affermato l'amministratore delegato Alessandro Profumo nell'incontro a Milano con la comunità finanziaria, al quale ha partecipato anche il presidente Dieter Rampl. «Sarebbe irrispettoso se parlassi dei concorrenti», ha poi tagliato corto Profumo alla richiesta di un commento su Intesa-Capitalia. Quanto a Generali, «Per noi è una storia chiusa, se non per il capital gain che stiamo aspettando sull'exchangeable. Non vogliamo essere coinvolti in giochi di potere» sulla compagnia triestina, ha sottolineato il banchiere ricordando che il bond convertibile sul 3% circa del Leone, in scadenza a fine 2008, era stato strutturato «come modo per vendere Generali senza un impatto sul mercato». Profumo ha opposto poi l'unico no comment alla possibile vendita del 5% di Fiat. «Non ho nessun commento da fare», ha scandito, limitandosi ha osservare, a una domanda sul ritorno del Lingotto verso i 10 euro, di aver detto «in tempi non sospetti che la squadra stava facendo un buon lavoro». Su Fidis, dove Unicredit insieme a Intesa, Sanpaolo e Capitalia detiene il 51%, il banchiere ha rimandato agli «elementi contrattuali che prevedono che, nel caso Fiat voglia ricomprare, lo possa fare» aggiungendo di non aver peraltro ancora considerato un eventuale futuro rientro nell'azionariato della società di credito al consumo oggi partecipata al 49% dal Lingotto. Spostando lo sguardo all'Europa dell'Est, dove «in tempi relativamente brevi» il gruppo prevede di chiudere la cessione della croata Splitska Banka, l'ad di Unicredit non ha voluto aggiungere nulla di nuovo sui negoziati in corso col ministero del Tesoro polacco per sbloccare la fusione fra Bph, ereditata Hvb, e Pekao. In Borsa, Unicredit ha lasciato sul terreno l'1,69% a 6,068 per le prese di profitto e per un pò di delusione, da parte degli analisti, sul contributo da parte di Hvb.

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