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di PINO GIULIETTI LA CRESCITA di dimensioni è vitale per l'Enel.

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La sfida futura sarà infatti tra «grandi» con «dimensione di scala forte, importante». Parola dell'ad dell'Enel Fulvio Conti che ieri ha lanciato l'allarme a difesa della sua strategia di crescita e internazionalizzazione. Con un occhio, ovviamente, al suo bersaglio, la belga Electrabel, da conquistare anche attraverso un opa sull'intero gruppo Suez. Ma mentre Conti, dall'assise Confindustriale di Vicenza, ha rassicurato sul fatto che l'eventuale operazione francese non peserebbe sul futuro del gruppo e sulle attese degli azionisti («abbiamo risorse che ci permettono la crescita interna e la politica di dividendi», ha detto , dalla Francia i segnali sono contraddittori. E preoccupanti per chi, come l'Enel, ha nel cassetto un Opa fino a 50 miliardi di euro. In due giorni l'Assemblea Nazionale di Parigi ha approvato in seconda lettura, in tempi record, la legge sulle opa. Di fatto una norma antiscalata sul modello delle poisson pills (le pillole avvelenate) americane che, se entrerà in vigore, renderebbe di fatto impossibile l'operazione che il gruppo italiano avrebbe pronta. All'orizzonte si potrebbe profilare così uno scoglio ulteriore dopo la chiusura già messa in campo da Parigi con l'annuncio della fusione Gdf-Suez. L'ad di Gaz de France, Francois Cirelli, ha auspicato intanto un «chiarimento veloce» della situazione precisando che se Enel «vuole apportare un plus al progetto di fusione con Suez, l'ascolteremo». Ma la palla passa ora di nuovo a Bruxelles. Tramontata l'ipotesi di qualsiasi mossa entro questo fine settimana, i riflettori si puntano infatti su lunedì, quando voleranno dalla commissaria alla concorrenza Ue, Neelie Kroes, i vertici dei due gruppi francesi. E sul giorno dopo, quando sarà la volta negli uffici dell'Ue, di Fulvio Conti. La Kroes ha ribadito ieri che esaminerà «attentamente la situazione» per quanto riguarda l'operazione Suez-Gdf e ha tenuto a precisare di «essere un arbitro» imparziale. «Sono responsabile dei comportamenti di tutte le parti interessate» ha dichiarato precisando che «ciò significa che il paese di appartenenza non conta per me: le fusioni devono essere notificate a Bruxelles, io devo esaminarle in modo equilibrato per stabilire se sono conformi al regolamento comunitario sulla concorrenza».

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