La Capitale mette in cantiere nuove aree
E per la prima volta la Capitale è in grado di accontentare pienamente le loro richieste. Da qui a dieci anni, infatti per effetto del nuovo Piano regolatore l'area romana accoglierà quasi nove milioni di metri quadrati di edifici destinati al terziario e 1,7 milioni per le attività industriali. Una quantità di spazi che hanno tutte le caratteristiche per entrare nel portafoglio delle società immobiliari alla ricerca di acquisti in tutto il mondo. È questa l'indicazione che arriva dal Mipim 2006 di Cannes, la rassegna mondiale dello sviluppo urbano, che si chiude domani, e a cui la Capitale ha partecipato con il Sistema Roma. Una sorta di unico ombrello pubblico-privato nato per rappresentare congiuntamente il Comune di Roma, la Camera di commercio e 26 operatori del comparto delle costruzioni e della gestione edilizia (tra i quali anche il gruppo Bonifaci). Banche d'affari, società di gestione del risparmio e operatori dei cinque continenti hanno potuto avere un quadro preciso delle opportunità che si stanno per aprire per i loro capitali. Roma, infatti, affiancherà allo sviluppo residenziale un'importante accelerazione dell'edilizia destinata agli uffici. In particolare nelle cosiddette «Centralità», ovvero zone non più centrali che saranno arricchite con nuovi servizi e infrastrutture per rendere più fruibili alle imprese e dunque più appetibili agli investitori. Quasi il 40% delle costruzioni per il terziario sarà concentrata in questi punti. È il caso dei quartieri di Pietralata, Acilia Madonnetta, Romanina ed Eur Castellaccio. E ancora del Polo tecnologico e della Nuova Fiera di Roma. Per ora i potenziali acquirenti di immobili romani hanno avuto modo di conoscere solo una parte degli investimenti in rampa di lancio. Si tratta di 28 progetti per 62 diversi prodotti di investimento. Come una torre direzionale commerciale all'interno del quartiere romano dell'Eur disegnata da Massimiliano Fuksas, il Comprensorio Aurelio, e ancora l'edificio direzionale di Piazza dei Navigatori e la torre di uffici e appartamenti dell'Europarco. A essere in particolar modo interessati agli investimenti a Roma sono state le società inglesi e tedesche, seguite dai francesi, spagnoli e dagli americani. Colossi del calibro della tedesca Bankaus Wolbern e della britannica Tishman Speyer. Ma non sono mancati neppure gli emiri con la Akar properties e gli operatori cinesi.