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Lavoro, quattro anni fa l'uccisione di Biagi

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Un commando delle Brigate Rosse lo uccise davanti al portone della sua casa a Bologna. Biagi era docente di diritto del Lavoro all'Università di Modena e Reggio Emilia, consulente del ministero del Welfare, ma soprattutto un riformista. Un innovatore che ha saputo tradurre nelle proposte espresse nel Libro bianco sul mercato del lavoro, presentato dal governo Berlusconi nell'ottobre 2001, che ha continuato a vivere nel Patto per l'Italia, firmato il 5 luglio 2002, e soprattutto nella riforma che ha preso il suo nome. È stata approvata nel febbraio 2003, la legge 30, meglio nota come Biagi, con l'intento di rilanciare l'occupazione nel nostro Paese attraverso la modernizzazione dei servizi per l'impiego e l'introduzione di nuove flessibilità. Un passaggio dovuto, per arrivare all'elaborazione di quello Statuto dei lavori che Biagi da anni aveva in mente per ridefinire, a oltre trent'anni di distanza da quello dei lavoratori, regole certe per tutti i rapporti. Il progetto riformatore di Biagi continua a vivere anche attraverso l'attività della Fondazione di Modena a lui intitolata, impegnata a proseguire gli studi di diritto del Lavoro avviati dal professore e a promuovere la formazione specialistica e le relazioni industriali.

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