Bazoli scopre le carte: Capitalia nel mirino
E in meno di 48 ore compie un'autentica piroetta sulle vere intenzioni in tema di aggregazione con l'istituto romano. Dopo la smentita "categorica" di sabato scorso alle voci di un possibile matrimonio con Roma: «Lo vedrete dal Cda di lunedì che sarà una riunione di assoluta routine» aveva sottolineato Bazoli, ieri alla fine della riunione del patto di sindacato che ha preceduto la presentazione dei dati di bilancio dell'istituto milanese il dietrofront: «Capitalia è una delle opzioni» ha detto il presidente. Un colpo di fioretto ben preciso che ha sicuramente fatto tremare i piani alti di via Minghetti. Sì perché, smentite a parte, alla fine il piano di entrare in forze nella roccaforte della finanza romana c'è ed è evidente. Anche se per ora, ma solo per ora, non si tratterebbe di un'azione di forza. Dopo il calice amaro è, infatti, arrivato anche lo zucchero ad addolcire le velleità espansionistiche milanesi: «Sono tutte operazioni che consideriamo in termini amichevoli» ha precisato Bazoli. Insomma sul tavolo del Patto di sindacato, ieri, non è stato messo nessun dossier su eventuali aggregazioni ma l'interesse per l'istituto guidato da Matteo Arpe non è rimasto confinato alle sole chiacchiere. L'accordo per muovere le truppe verso Capitalia non è stato definito, ma i consiglieri ne hanno sicuramente avuto un primo abbozzo. Al termine della riunione alla fine della mattinata, un comunicato ha informato che il Patto, ribadendo la fiducia al management, ha dato il via libera ad esaminare eventuali opportunità di crescita esterna dell'istituto. E la conferma che qualcosa bolle in pentola è sottolineata dalle parole di Bazoli: «Nel momento in cui fosse decisa un'alleanza con un'altra banca la decisione «verrà presa dal Patto e «nel giorno che si delineasse la possibilità, si riunirebbe di nuovo il Patto». Il mercato, insomma, è avvisato. Il rintocco della campana per chiamare a raccolta gli esponenti del sindacato otrebbe segnare l'inizio della discesa di Milano nella Capitale. Dai soci, dunque, non sono arrivati veti alle aggregazioni. Anche se finora gli scenari sono stati disegnati solo da alcune banche d'affari. Intanto ieri nei disegni di Banca Intesa sono entrate anche le Generali il cui ad Giovanni Perissinotto ha detto: «Abbiamo la possibilità di salire fino al 9% di Intesa ed è una opportunità che vogliamo cogliere». I conti. Banca Intesa ha chiuso il 2005 ha chiuso con una crescita del 64% dell'utile a 3,025 miliardi grazie anche alla cessione di Nextra. Intesa conferma così gli obiettivi 2007 di 3 miliardi di euro di utile e un Roe al 20% che «appaiono raggiungibili dopo i risultati del 2005».