Consob, Ifil non obbligata all'Opa sul Lingotto
In sostanza Ifil ha semplicemente mantenuto la sua presenza al 30,1%, al livello in cui si trovava prima della diluizione al 22% legata all'aumento di capitale. Questo il motivo principale in base al quale la Commissione non ha ravvisato l'obbligo di opa a carico di Ifil, secondo quanto emerge dal bollettino quindicinale dell'authority guidata da Lamberto Cardia, che ha risposto il 17 settembre a un quesito presentato da Ifil (che non viene esplicitamente citata nel bollettino al pari di Fiat) prima di chiudere l'equity swap. Inoltre - spiega la Consob - il mancato obbligo al lancio di un'opa è rafforzato dal fatto che l'aumento di capitale e l'acquisto delle azioni del Lingotto hanno avuto efficacia simultanea. La Commissione pertanto «ritiene che nella fattispecie in esame non si ravvisino - limitatamente alle circostanze ed alle questioni trattate nella presente lettera - obblighi di Opa laddove, come indicato nel quesito, l'operazione di acquisto abbia ad oggetto un quantitativo di azioni pari a quelle acquisibili mediante esercizio del diritto di opzione e laddove gli acquisti atti ad evitare la diluizione della partecipazione siano realizzati con efficacia simultanea a quella dell'aumento medesimo».