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Il centrosinistra scopre le virtù del carbone

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Per Letta (Margherita) e Ovi, consigliere di Prodi, è una fonte economica e una soluzione per il futuro

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La sua scelta di diventare il paladino degli ambientalisti bloccando di fatto i lavori di riconversione a carbone pulito della centrale Enel di Civitavecchia rischia di entrare in collisione con la linea dei suoi stessi alleati di governo. Sì perché al centro sinistra, quello nazionale, il carbone piace. E anche molto a giudicare dalle parole di uno che di industria e di combustibili per alimentarle ne sa abbastanza. Si tratta di Enrico Letta, parlamentare europeo della Margherita, ma soprattutto ex ministro dell'industria tra il 2000 e il 2001. Per conoscere il suo pensiero in tema di politica energetica, che sarà sicuramente tenuto in considerazione se l'Unione di Prodi dovesse vincere le prossime elezioni, basta andare a leggere qualche passo di un piccolo pamphlet dedicato ai possibili scenari alternativi in tema di energia. Il libro si intitola "Petrolio e sviluppo. L'Europa, l'Italia, l'energia", è curato da Luigi Paganetto per Donzelli Editore, e tra i diversi articoli che ospita si può facilmente intuire il pensiero di Letta sull'operazione di Marazzo sulla centrale laziale. L'ex ministro alle pagine 98 e 99 scrive, a proposito dell'odiato (sempre più solo dal presidente della regione Lazio) carbone: «È una fonte economica che arriva da tutto il mondo e con la quale si può cominciare a sostituire, con le opportune tecnologie, una fonte cara e che arriva da paesi instabili, quale il petrolio. È possibile utilizzare la rete esistente di centrali, adeguandole, giungendo a risultati concreti e, parallelamente, avviare un sistema che ci permetta di accrescere la produzione di energia da fonti rinnovabili». Prima stoccata alla Pisana dunque. Il Letta pensiero non lascia spazio a dubbi: per uscire dal tunnel della dipendenza dal petrolio basta utilizzare il potenziale di generazione elettrica che già c'è, e alimentarlo, per il tempo necessario a sviluppare altri programmi alternativi, con il carbone. Esattamente quello che l'ad dell'Enel, Fulvio Conti, stava facendo. Non solo. Il vituperato carbone, che oggi è ben diverso da quello che impestava l'aria londinese nei romanzi di primo Ottocento di Charles Dickens, è anche la chiave per entrare nel futuro energetico pulito che tutto il pianeta sogna. Ecco cosa dice Letta in proposito: «Il carbone è il ponte per arrivare a immagazzinare quell'energia che le fonti rinnovabili (sole, vento, maree) danno in modo intermittente». Letta per spiegarsi riprende le stesse parole di Alessandro Ovi, ingegnere nucleare, direttore di Tecnology Review e consigliere di Romano Prodi. «Quella del nucleare è una strada vecchia. La risposta alla dipendenza dal petrolio sta nelle energie rinnovabili. Serve un vettore che possa immagazzinare energia e restituirla quando serve. Questo vettore si trova nell'idrogeno. Bisogna partire da qualche parte per ottenerlo. L'idrogeno che si può ricavare dal carbone, e l'Enel ha dei progetti in proposito, può essere utilizzato per questa transizione. Il breve-medio termine del carbone ha il vantaggio di farci avviare la produzione di idrogeno e far partire il sistema delle energie rinnovabili». Una tirata d'orecchi a Marazzo, insomma, invitato, tra le righe, a informarsi di più. Non c'è scelta per Letta: «tutti i discorsi sulla competitività passano da qui».

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