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Crisi Alitalia, Berlusconi bacchetta i sindacati

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Le organizzazioni dei lavoratori tornano sul piede di guerra. Il premier: così 18 mila dipendenti a rischio

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Adesso, dunque, dovete discutere con Cimoli», così il premier Berlusconi ai sindacati che chiedono di essere convocati in tempi brevissimi, altrimenti «il conflitto riprenderà e sarà durissmo». L'esecutivo, attaccano i rappresentanti dei lavoratori, vuole prendere tempo, da un lato per trovare un punto di convergenza tra le palesi divergenze in seno al Consiglio dei Ministri, dall'altro per le contraddizioni sugli accordi sottoscritti a ottobre 2004, sul Piano 2005-2008 e sull'operato del management. Le organizzazioni sindacali, da parte loro, ribadiscono il rispetto degli accordi. Tutte le intese sottoscritte sia a Palazzo Chigi che in Alitalia - avvertono i sindacati - devono essere rispettate nella loro interezza. In particolare, gli assetti societari e proprietari devono rispettare l'unitarietà del gruppo, con il 51% del pacchetto azionario in mano ad Alitalia, in modo da mantenere e garantire il controllo manageriale e industriale di AZ Servizi. E il ministro del Welfare, Roberto Maroni, ritiene che «nel giro di qualche giorno arriverà una risposta da parte della compagnia di bandiera e assicura disponibilità ad aprire un tavolo di confronto». Quanto alla polemica sui conti dell'azienda, il ministro ha aggiunto: «Credo ai conti di chi ha la responsabilità di controllarli», facendo riferimento al management e al presidente e amministratore delegato della compagnia, Giancarlo Cimoli. La conquista di Volare. Il giudice del Tribunale di Chieti Adolfo Ceccarini ha rigettato la richiesta avanzata dalla compagnia aerea Air One, la cui sede legale è a Chieti, per bloccare la partecipazione di Alitalia alla gara per la cessione del gruppo Volare attualmente in gestione commissariale. L'ordinanza è stata motivata con il difetto di giuridisdizione. Il giudice ha cioè ritenuto che in base alla domanda presentata da Airone la competenza a decidere non sia del giudice ordinario ma di quello amministrativo.

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