Bpi volta pagina, al timone Giarda e Gronchi
Dieci lunghe ore, tanto è durata l'assemblea dei soci della banca lodigiana chiamati a segnare il cambiamento dell'istituto rimasto ingarbugliato - con l'arresto degli ex Amministratore delegato Giampiero Fiorani e del direttore finanziario Gianfranco Boni - nelle maglie degli scandali bancari. Ce l'hanno fatta, sono stati tutti eletti i sedici candidati del nuovo Cda scelti dal dg che ha guidato l'Istituto di credito subito dopo la caduta di Fiorani, Divo Gronchi, appunto. Accademico ed ex sottosegretario al Tesoro nei governi Dini e Prodi, invece il nuovo presidente Giarda (a cui domani verranno attribuite le deleghe). Alle cui parole - «di certo sarà una gestione più collegiale» - hanno fatto eco, in termini di cambiamento, quelle di Gronchi che ha riconosciuto la gravità del momento ma ha assicurato che, dopo aver chiuso la partita Antoneneta «la banca è solida» e che «dal 2006 ha preso il via il rilancio e il recupero di credibilità». Comincia quindi all'insegna dell'ottimismo la nuova era della Bpi, lasciando alle spalle la bufera giudiziaria che ha portato Gronchi a giudicare l'operato dell'Abi (che si è costituita parte civile contro Fiorani e che ha avviato l'istruttoria di sospensione della banca) «eccessivamente punitivo perchè hanno scambiato l'attività di pochi con quella di 8.500 persone che lavorano onestamente». Del nuovo Cda faranno parte anche due membri del vecchio consiglio: Giorgio Olmo, divenuto amministratore delegato nel vuoto di potere seguito alla caduta di Fiorani e Guido Duccio Castellotti, arrivato in consiglio nel 2004. Due nomi che «in qualche modo dimostrano che una continuità aziendale c'è - ha spiegato Gronchi - la discontinuità dev'essere nei comportamenti». Ma soprattutto, l'elezione di Olmo e Castellotti, ha fatto andare in fumo il progetto dell'ex direttore generale Ambrogio Sfondrini di sostituirli con il proprio nome e quello di Roberto Arghenini (suo uomo di fiducia). E Fiorani? Il giudizio di Gronchi è chiaro: il suo operato «è senza giustificazioni. Si è andati al di là di qualsiasi limite etico, deontologico e professionale». La Bpi volta pagina insomma, perché «è la finanza che deve essere al servizio della banca e non viceversa», ha spiegato ancora Gronchi, secondo cui la banca sta tornando a farsi una clientela «più adatta a un istituto Popolare». Riorganizzazione e ristrutturazione societaria al primo posto quindi, ma senza cessioni affrettate o alienazioni di asset «intoccabili» come le Casse del Tirreno. Anche sulle partecipazioni, tra cui quella in Hopa ora al 7,49%, si affronterà la questione nel piano industriale che sarà diffuso entro aprile.