Il prezzo del petrolio verso i 70 dollari al barile
Poi una correzione sul finale della seduta, a New York, con un calo dello 0,4% a circa 68,20 dollari il barile. Il greggio è sull'ottovolante e prevalgono le spinte al rialzo, se si considera che i livelli attuali indicano un apprezzamento del 40% rispetto a un anno fa, e che è vicinissimo il record di tutti i tempi di 70,85 dollari segnato subito dopo l'uragano Katrina. Gli occhi degli investitori, a Londra come a New York, restano puntati sulla crisi iraniana, con Teheran che minaccia una corsa ancora più pressante verso lo sviluppo dell'uranio arricchito, e l'Occidente pronto ad andare avanti verso la strada delle sanzioni Onu. Tanto che l'Economist Intelligence Unit giudica possibile per il greggio una quotazione di 90 dollari al barile se la tensione intorno al primo ministro iraniano Ahmadinejad continuerà a crescere. Ma non c'è solo l'Iran a preoccupare i paesi importatori e a fare il gioco della speculazione sui futures petroliferi. In Russia invece è di nuovo emergenza, dopo che alcune esplosioni hanno fatto saltare i gasdotti verso Georgia e Armenia. La tensione resta alta anche in Nigeria: i ribelli continuano a prendere di mira gli impianti di estrazione del greggio e stanno costringendo Royal Dutch Shell a ridurre la produzione di 221.000 barili al giorno. Ieri le forze anti-governative hanno lanciato un attacco a una piattaforma petrolifera dell'Agip nel delta del Niger. E mentre la Cina, ormai uno dei più grandi consumatori di petrolio al mondo, ha stretto un accordo con l'Arabia Saudita, a sua volta maggior produttore al mondo dell'oro nero, il mercato si è tranquillizzato quando gli scambi si sono concentrati negli Stati Uniti.