Fiat, pm pronti all'azione in attesa di Cardia
La magistratura aspetta l'indagine Consob per valutare se esistono reati nell'operazione di swap del Lingotto
Ma questi prima di aprire un fascicolo per contestare le ipotesi di reato di aggiotaggio, false comunicazioni agli organismi di vigilanza e l'insider trading stanno aspettando il verdetto della Consob. Solo dalle indagini degli uomini di Lamberto Cardia, infatti, si avranno elementi certi per capire se esistono gli estremi dei reati a carico di Fiat, Ifil e Merryl Linch, sull'operazione prefezionata attreverso la Exor e che lo scorso agosto infiammò i mercati. Per ora i pm milanesi Carlo Nocerino e Riccardo Targetti, su delega del procuratore aggiunto Francesco Greco, hanno aperto un fascicolo cosiddetto a modello 45, cioè per fatti che non costituiscono reati. In attesa, però, degli esiti dell'indagine della Consob. Sono due i punti in particolare sui cui gli uomini della Commissione di vigilanza sulla Borsa stanno facendo luce. Il primo secondo quanto riferiscono fonti vicine al dossier è la modalità con con cui l'operazione sui derivati è stata compiuta, tutta utilizzando fondi liquidi, senza ricorrere cioè all'ausilio di fidi bancari. Un segno che depone a favore della volontà di mantenere il più possibile il riserbo sull'intera operazione. E ancora sospetto appare il punto del rinvio, qualche mese prima della scadenza del prestito, dell'assemblea degli azionisti. Il motivo ufficiale sarebbe stato spiegato con problemi di governance, ma gli ispettori stanno cercando di capire se in realtà questo non nascondesse l'intento di allungare il più possibile i tempi per portare a termine l'operazione di acquisto delle azioni. Al momento si tratta solo di illazioni. E sul dossier continua a esserci il riserbo più stretto. Nella ricostruzione di tutta la vicenda una delle date più importanti è quella dell'aprile del 2005, quando si è consumato il divorzio tra la Fiat e l'americana General Motors, quando secondo le «voci di Borsa di allora», la casa americana decise addirittura di pagare per interrompere gli accordi di integrazione con Torino. Con il gruzzolo dell'uscita di Gm restava tutto il debito con le banche, il nodo del cosiddetto prestito convertendo. C'erano dubbi sulla possibilità che la Fiat potesse pagare e le banche stavano alla finestra, prendevano tempo. La situazione fu più chiara quando fu spostata l'assemblea di bilancio all'11 maggio. Quei giorni a Piazza Affari se li ricordano tutti, perchè in quel clima di incertezza e con una serie di comunicazioni poco comprensibili, il titolo Fiat finì a 4,45 euro. Insomma «un ribasso di quelli che ti lasciano senza fiato», ripetono adesso gli operatori di Borsa. Lì è scattata la bravura della Fiat di mantenere a prezzi veramente vantaggiosi (6,50 contro i 7,50 del mercato di metà settembre e gli oltre dieci euro pagati dalla banche) la propria quota del 30% evitando l'obbligo di Opa obbligatoria. «Questo è lo sfondo su cui è avvenuto l'uscita del Monte dei Paschi di Siena, la scorsa settimana, e la vendita del socio storico, il San Paolo di quasi tutto il pacchetto azionario. È difficile comprendere che cosa nasconda il disagio improvvisamente riaffiorato intorno a Fiat. E qualcuno punta il dito sull'effettivo successo dei nuovi modelli evidenziando che le quote di mercato, per Fiat, sono scese. Il mercato è incerto. Ieri le azioni azioni Fiat dopo aver tentato il rimbalzo tecnico per recuperare il crollo di venerdì scorso hanno chiuso con uno striminzito +0,08%.