Bankitalia, Draghi mette mano allo statuto

L'appuntamento è per giovedì, quando il Consiglio superiore di Palazzo Koch incontrerà il numero uno di via Nazionale, per la prima volta in modo ufficiale. Sul tavolo ci saranno le modifiche allo statuto necessarie ad adeguarlo alle novità introdotte dalla legge sul risparmio. Si parlerà in particolare dei punti più controversi della nuova normativa. Secondo fonti interne a via Nazionale, infatti, gli uffici di vigilanza hanno già messo a punto un documento con una serie di rilievi. A partire da quelli che riguardano proprio il ruolo del Consiglio, a cui la nuova legge attribuisce anche funzioni di vigilanza e controllo interno a via Nazionale. L'obiezione è che se il Consiglio avesse poteri di intervento sui compiti di vigilanza, in base all'attuale assetto proprietario di Bankitalia, si configurerebbe un vistoso conflitto di interessi. A questo si aggiungerebbe un'altro problema. E cioè quello per cui, quando fra tre anni sarà compiuto il passaggio delle quote oggi detenute dalle banche in mano pubblica, il ruolo attribuito al Consiglio potrebbe pregiudicare anche il principio dell'indipendenza di Palazzo Koch dal potere politico. Sul piano operativo, poi, le mansioni condivise con l'Antitrust nelle competenze sulla concorrenza bancaria determinerebbero alcune incertezze interpretative: non ci sarebbe chiarezza, a causa delle incongruenze della norma, su quali operazioni necessitino di una doppia autorizzazione. In caso di pareri divergenti, poi, non è stabilito se le due autorità possano procedere con due provvedimenti disgiunti o se sia, comunque, d'obbligo un provvedimento congiunto. I dubbi sono espressi, dalla commissione interna che studia la riforma dello statuto, anche per quanto riguarda i compiti assegnati alla Consob, che disciplinerà l'emissione di prodotti finanziari. Il rischio sarebbe quello di incidere sull'attività di raccolta obbligazionaria da parte delle banche e di sovraccaricare di lavoro la stessa autorità guidata da Lamberto Cardia. Poco chiara anche la norma che congela il diritto di voto delle fondazioni nel capitale delle banche oltre il 30%. In particolare, la vigilanza si chiede se va applicata solo alle partecipazioni di controllo o meno. Sono tutti questi i nodi che giovedì saranno sul tavolo dei tredici saggi, che hanno gestito prima il passaggio delle dimissioni di Antonio Fazio e poi la procedura di nomina di Draghi. Il Consiglio potrebbe compiere un passo deciso verso l'adeguamento della normativa. Anche se proprio per la complessità della riforma, e per i diversi aspetti rilevanti, sarà necessario ricorrere a specifici regolamenti attuativi. Sul piano istituzionale, invece, il nuovo corso delle relazioni sarà inaugurato con la prossima riunione del Cicr. Attesa per la fine del mese, sembra ormai certo che slitterà almeno fino alla metà di febbraio per gli impegni ravvicinati del ministro dell'Economia Giulio Tremonti. Sul fronte internazionale la prima uscita ufficiale del nuovo governatore è attesa per giovedì 2 febbraio, quando a Francoforte si riunirà il Consiglio direttivo della Bce. Draghi, che gode della fiducia dei mercati e delle istituzioni europee, punterà a ricucire il rapporto con l'Eurotower, messo a dura prova dalle vicende legate al caso Fazio.