SanPaolo Imi e Mps abbandonano la Fiat
I due istituti hanno ceduto le quote azionarie ottenute con la conversione del prestito al Lingotto
Ieri è stata la volta del Monte di Paschi di Siena e del Sanpaolo Imi che, a sorpresa, e approfittando dei rialzi del Lingotto negli ultimi giorni, hanno ceduto le quote azionarie che avevano in carico con la conversione del prestito. Una mossa che il mercato non ha gradito. Il titolo del gruppo torinese è, infatti, affondato in Borsa registrando un calo di quasi il 6%. Un'autentica doccia fredda per l'ad, Sergio Marchionne, che sebbene non preoccupato per l'uscita degli istituti, ha stigmatizzato le modalità del collocamento scelto dell'istituto torinese, partner storico di Torino. A rompere gli indugi e dare il via alle vendite a dieci giorni dal cda della Fiat sui conti 2005, è stata la banca senese che giovedì sera, dopo la chiusura di borsa, ha venduto a Jp Morgan e Goldman Sachs il 2,66% del capitale ordinario del gruppo automobilistico . Mps è riuscita a vendere i titoli a 8,245 euro, come risulta dal passaggio al mercato dei blocchi dei pacchetti che i due intermediari hanno poi collocato presso investitori istituzionali a 8,25 euro per azione con una plusvalenza, a livello contabile, di quasi 20 milioni di euro. Sulla scia di Siena si è mosso il Sanpaolo Imi. La banca torinese ha effettuato un collocamento accelerato sul mercato a 7,7 euro per azione della propria quota del convertendo (3,55%) attraverso Banca Imi e Merrill Lynch mentre ha conservato il restante 0,837%. Una partecipazione che il Sanpaolo porterà alla prossima assemblea di bilancio del Lingotto a maggio avendo fra l'altro sciolto il nodo della sterilizzazione dei diritti di voto al 2% che gli derivava dalle partecipazioni incrociate con Fiat e Ifil. L'afflusso massiccio di azioni in Borsa ha, però, penalizzato Fiat che è precipitata sull'onda del collocamento del Sanpaolo a un minino di 7,75 euro con un calo di oltre sei punti percentuali e ha poi chiuso in flessione del 5,79% a 7,82 euro col 5,5% del capitale ordinario passato di mano. Marchionne ha gettato acqua sul fuoco. «Non siamo preoccupati dall'uscita delle banche dall'azionariato Fiat a seguito del convertendo». L'ad ha però bacchettato il comportamento da raider dell'istituto di Pietro Modiano: «Quando vengono effettuate operazioni di questo tipo, è prassi che chi cede le azioni informi preventivamente la società oggetto della vendita. Noi siamo stati avvertiti soltanto da Monte dei Paschi di Siena, che peraltro aveva sempre espresso la volontà di cedere le azioni in suo possesso». Nulla cambia per l'agenzia di rating Fitch che ha migliorato l'outlook da negativo a stabile, mentre S&P ha sottolineato di non prevedere variazioni del rating a seguito dell'uscita delle banche.