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Servizi pubblici, a Roma il record di black-out

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A Bari, invece, l'acqua è oro: costa il 72% in più di quella di Milano. Nel trasporto locale, poi, le aziende capitoline e milanesi hanno una produttività doppia rispetto alle colleghe napoletane e torinesi mentre, per la tassa sui rifiuti, conviene vivere a Bologna o a Brescia, dove si paga il 30% in meno di Napoli o Milano. La maglia nera per bagagli disguidati, infine, se la guadagna Malpensa, che totalizza un numero sei volte superiore a quello di Linate. È il variegato panorama disegnato da un rapporto del Centro studi di Mediobanca sulle società controllate dai più grandi Comuni italiani, che mette a confronto i costi dei servizi prestati, la loro qualità e l'efficienza dei processi produttivi. In genere c'è una stretta correlazione tra costi dei servizi e ricavi dei gestori. Ricavi che a loro volta equivalgono agli oneri pagati dai cittadini. Una gestione più efficiente rende dunque possibile ridurre tariffe o tributi, oppure migliorare le prestazioni. Escludendo i servizi energetici, comparto che sconta fattori esterni alla gestione, tra il 2003 e il 2004 i costi unitari sono aumentati a macchia di leopardo. Dell'1,5% sono cresciuti quelli di igiene urbana, dell'1,7% quelli aeroportuali, del 5,5% i trasporti, dell'8,7% i servizi idrici. Ma i costi non rappresentano l'unica variabile che incide sul livello dei servizi. Nel caso dell'acqua, la performance brillante di Milano è determinata anche dalla struttura del servizio idrico del centro lombardo, caratterizzato da elevata densità della popolazione, prelievo dalla falda e bassa estensione della rete. In casi come quello della gestione dei rifiuti urbani è la qualità del manager a fare la differenza. Si va infatti dall'inefficienza di Napoli dovuta all'assoluta carenza di azioni a livello di sistema locale ai virtuosismi della bolognese Hera o di Asm Brescia. La napoletana Asia, ad esempio, non possiede impianti di smaltimento nè discariche, anche se la bassa qualità del servizio non le impedisce di registrare costi unitari inferiori del 15% a quelli di Milano. Hera e Asm Brescia, invece, secondo lo studio di Mediobanca, mettono a frutto una politica di smaltimento basata sui termovalorizzatori che consente di incassare rispettivamente un terzo e due terzi dei ricavi senza gravare sui cittadini. Ecco perchè un cittadino bolognese o bresciano paga il 30% in meno rispetto a un napoletano o a un milanese.

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