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Poste, quotazione più lontana

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La Finanziaria non prevede lo sbarco in Borsa. E il Governo non si muove

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Data più volte come certa nel processo di privatizzazione delle aziende ancora in mano pubblica, la possibilità che il titolo possa presto essere annoverato dal listino milanese si allontana. La sensazione che l'intera operazione stia entrando in una fase di rallentamento è dell'amministratore delegato della società, Massimo Sarmi, che ieri ha dichiarato le sue perplessità all'agenzia Radiocor. I segnali ci sono per Sarmi: «La Finanziaria è recentissima, e non ne parla. Anzi, la Finanziaria ha ridotto la remunerazione dell'attività di raccolta del denaro tramite conti correnti. Se andassimo a vedere i segnali che arrivano dalla Finanziaria, leggendoli così non sono di immediata propensione». Insomma il ministero dell'Economia sembra nicchiare. E tra gli elementi che, secondo Sarmi, non contribuiscono all'accelerazione dell'arrivo a Piazza Affari quello del quadro di regole con cui l'azienda dovrà operare. «Quello che va chiarito prima di tutto è il quadro regolatorio» ha detto l'ad di Poste. Anche se da questo punto di vista l'attivismo delle banche (l'Abi che si considera lesa da alcuni prodotti finanziari postali ha presentato un ricorso a Bruxelles) «più che rallentare, può interagire con questo percorso. Il mercato vuole di fronte a sè un quadro di certezza regolatoria e di certezza contrattuale» ha spiegato Sarmi. L'ad nonostante il regalo della Finanziaria, che in una articolo inserito all'ultimo momento sulla remunerazione dei conti correnti, si è visto tagliare «150 milioni di ricavi» ha comunque annunciato risultati positivi per il 2005. E non è la prima volta. «I risultati di Poste italiane sono dal 2002 in una progressione indicativamente crescente, e i target indicati dal piano industriale restano quelli. Siamo sempre in linea con il piano». Per il momento dunque non serve, dunque, vendere gli immobili come previsto dal piano industriale perché la gestione industriale genera un flusso di cassa sufficiente. Sarmi ha poi lanciato il guanto di sfida alle banche italiane confermando l'obiettivo indicato nel piano industriale 2006-2008 di diventare la prima banca per numero di clienti. E il lancio di fondi immobiliari. «L'Abi ovviamente non è contenta, ma siamo arrivati a 4,8 milioni di clienti».Anche perché «non dimentichiamo che ai fini del cliente finale, della funzionalità dei servizi, i nostri circuiti cominciano ad essere di gran lunga più grossi di quelli dell'Abi» ha confermato l'ad. Che non vede per ora piani di espansione in Austria dove ieri, il governo ha annunciato di mettere sul mercato il 49% di Oesterreichische post. «Per l'Italia, entrare nel mercato austriaco non offrirebbe alcun vantaggio» ha concluso Sarmi

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