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Il petrolio vede quota 65 dollari al barile

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Il petrolio nei giorni scorsi ha già superato abbondantemente i 64 dollari a New York, con un massimo di 64,21, registrando un progresso di oltre il 5% nelle quotazioni con riferimento all'ultima settimana. A far lievitare i prezzi sarebbe l'andamento sostenuto della domanda di carburante negli Stati Uniti, che ha determinato un decremento delle scorte, scese dell'1,7% rispetto alla consistenza media degli ultimi cinque anni, come comunicato dal Dipartimento per l'Energia statunitense. La richiesta la scorsa settimana ha del resto toccato i massimi da almeno 15 anni a questa parte. Al livello attuale, i prezzi sono ancora dell'11% al di sotto dei 70,85 dollari toccati il 30 agosto dello scorso anno, che rappresentano il massimo di sempre. Però gradualmente le quotazioni stanno tornando ad avvicinarsi a questo livello, anche se almeno fino a questo momento il caro-petrolio non ha pesato sulla ripresa economica statunitense, considerato che a dicembre l'economia ha prodotto più di centomila posti di lavoro aggiuntivi. In questa situazione, l'Opec - ha precisato il ministro dell'Energia algerino, Chakib Khelil - non dovrebbe tagliare la produzione, anche perchè appunto i prezzi restano elevati. Khelil ha aggiunto che nel primo semestre del 2006 è improbabile che si scenda sotto i 50 dollari. C'è però chi chiede che l'Opec - che produce circa il 40% del totale - eviti un brusco ribasso delle quotazioni petrolifere, come ha fatto nei giorni scorsi il ministro venezuelano Rafael Ramirez, sostenendo che è indispensabile prendere tutte le decisioni capaci di difendere l'attuale livello di prezzo. Il Venezuela è il quinto maggiore esportatore mondiale di petrolio ed il terzo fra i Paesi che fanno parte dell'Opec.

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