Fiat, le banche limano le quote dopo il convertendo
Il patto di consultazione tra Ifil, Generali, Deutsche Bank e Imi Investimenti scende dal 16,8 al 12,3%
Le banche socie di Fiat, tutte tranne il San Paolo, hanno limato la loro partecipazione mentre il patto di consultazione, che lega dal '99 gli azionisti Ifil, Assicurazioni Generali, Deutsche Bank e Imi Investimenti, è sceso dal 16,89% al 12,38%. Intanto sul tavolo della holding Ifil resta il nodo dei diritti di voto del San Paolo, che rischiano di essere congelati al 2%. Problema, noto già nel 2002, che nasce a seguito degli incroci azionari tra Fiat, la holding e istituto torinese. Come si legge in un avviso a pagamento apparso in un quotidiano, l'accordo di consultazione siglato nel 1999 si è diluito dal 16,89% al 12,38%. Dopo l'aumento di capitale di settembre, non è infatti variato il numero delle azioni ordinarie vincolate al patto e, quindi, la percentuale complessiva sul capitale ordinario di Fiat si è ridotta al 12,38% dal 16,89%. La quota conferita da Ifil (che ha in mano il 30,45% del capitale ordinario) è ora del 10,09%, da Generali dello 0,81%, da Imi Investimenti dello 0,75%, da Deutsche Bank dello 0,73%. Dagli aggiornamenti Consob si apprende inoltre della limatura delle quote delle banche azioniste dopo l'offerta di opzione ai soci delle azioni Fiat derivanti dall'aumento di capitale. Intesa è scesa dal 5,634% al 5,510%, Unicredit dal 5,339% al 5,092%, mentre per Capitalia il lieve decremento è stato dal 3,487% al 3,476%. Mps è è passata dal 2,500% a 2,481%. Bnl, scesa dal 2,504% al 2,492% il 28 dicembre, ha girato il giorno successivo il 2,433% alla controllata Bnl International Investments Sa e conservato il restante 0,58%. In ascesa solo il Sanpaolo Imi, che è passato dal 4,235% del 20 settembre al 4,237%.