Scajola propone un patto per l'energia
Torna quasi alla normalità la situazione delle forniture del gas dalla Russia. Gazprom ha infatti ripreso da ieri mattina la distribuzione a pieno regime verso i Paesi europei attraverso le condotte che passano in Ucraina. In Italia, quindi, anche stavolta è stato scampato il pericolo di rimanere a secco di energia. Ma questa nuova crisi, lontana dal nostro Paese, ha evidenziato ancora una volta la debolezza italiana sul fronte energetico. E anche se il gas russo è tornato ad affluire con regolarità, lo scontro tra Kiev e Mosca ha comportato un nuovo aumento del greggio sui mercati, con effetti pesanti per l'Italia. È il petrolio, infatti, la prima fonte di energia utilizzata in Italia. Il greggio, quasi totalmente importato, copre quasi la metà del fabbisogno energetico nazionale (il 44,7%). Mentre sul gas l'Italia fa affidamento per ben un terzo dei consumi, circa il 34%. L'Italia è peraltro totalmente dipendente dall'estero anche per l'approvvigionamento di energia elettrica. Il piano Scajola. La giornata, per la verità, era cominciata con nuovi dati allarmanti. L'Eni faceva infatti sapere che anche ieri le consegne di gas russo erano risultate inferiori alla norma, con un calo del 19%, pari al 4% dei consumi totali. Dopo poche ore, però, il ministro delle Attività produttive Claudio Scajola assicurava, all'unisono con gli altri partner europei, che le consegne erano tornate normali e pari a 3,3 milioni di metri cubi l'ora. Un ritorno alla normalità certificato anche dai tecnici dell'Eni nel tardo pomeriggio, quando una nota ufficiale ha riferito del ritorno al 100% del rapporto tra gas richiesto e gas consegnato. La riapertura dei rubinetti da parte del colosso russo ha fatto tirare un sospiro di sollievo all'Europa, ma ha anche rotto definitivamente il velo sulla grande debolezza che caratterizza il continente e in particolare il nostro Paese. Una debolezza che il Governo intende affrontare con nuove misure immediate, ma anche con un piano a lungo termine, per il quale chiede una sorta di patto bipartisan a tutte le forze politiche. La situazione è stata affrontata ieri nel corso di una riunione straordinaria del Comitato d'emergenza e monitoraggio del sistema del gas naturale, da cui è uscita una sorta di lista di cose da fare che vede al primo posto l'interrompibilità dei grandi clienti in senso anti blackout, sulla falsariga di quanto già avviene per l'elettricità. Se questa è una misura applicabile in breve tempo, più complessa appare la ricetta proposta da Scajola per risolvere in maniera radicale il problema. Si va dal raggiungimento di un nuovo mix energetico che riduca la dipendenza dal petrolio entro il 2010 al recupero dei ritardi nel potenziamento dei gasdotti (in particolare quello dall'Algeria), dalla realizzazione di nuovi terminali di rigassificazione agli incentivi per la realizzazione di nuovi stoccaggi, fino al ritorno al nucleare. Verso la tregua. Spiragli di una tregua nella guerra del gas tra Russia e Ucraina. I due Paesi hanno infatti deciso nella giornata di ieri di riprendere i colloqui. Inoltre, i presidenti di Ucraina e Moldova hanno inviato ieri una richiesta congiunta all'Unione Europea perché li aiuti nei negoziati con la Russia. Intanto, Austria e Ungheria, i due Stati più colpiti, sono stati i primi a beneficiare della situazione di normalità dopo i cali registrati del 30%. Anche in Francia la fornitura di combuistibile dalla Russia è tornata normale.