La Corte dei conti promuove il 2004 dell'Anas
Giudizio positivo per il recupero di immagine dell'ente guidato da Pozzi per il nuovo assetto normativo
Anche se, accanto ad alcuni aspetti positivi, come l'operazione di recupero di immagine effettuata dal vertice dell'Ente, l'elaborazione del tessuto normativo di base per garantire il funzionamento del proprio assetto istituzionale e la parziale conclusione di lavori avviati da anni, qualche appunto, i giudici contabili lo hanno ugualmente fatto. È il caso, ad esempio, della mancata uscita dell'Anas dal perimetro della pubblica amministrazione. E ancora il ricorso non sempre motivato, a consulenze e affidamento di incarichi a esterni alla società, soprattutto per il patrocinio legale. A giudizio della magistratura contabile è necessaria una ridefinizione del ruolo ricoperto dalla società presieduta da Vincenzo Pozzi nella duplice veste di concedente-concessionario e di controllore-controllato nei confronti, da un lato del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti e dall'altro delle concessionarie. A parte questi rilievi l'Anas ha avuto anche dei meriti, In particolare, la Corte dei Conti ha giudicato come «risultati soddisfacenti» il Piano di viabilità approvato dal Cipe il 18 marzo 2005, le Linee strategiche di indirizzo e il Contratto di programma sottoscritto tra Anas e ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti. Significativo è stato poi, secondo la Corte, l'intervento teso alla riorganizzazione aziendale richiesta dal passaggio alla forma privatistica di società per azioni e tesa a conseguire un equilibrio gestionale che assicurasse il contenimento dei costi e la massimizzazione dei ricavi. I giudici hanno segnalato, inoltre, per il rilievo positivo che comportano per l'azienda, l'adozione di un codice etico; l'istituzione dell'organismo di vigilanza e di un gruppo di lavoro per l'attuazione del decreto legislativo n.231 del 2001 e l'individuazione delle aree più esposte al rischio di reato. Tra gli elementi di criticità, sono stati evidenziati, in primo luogo, il mancato conseguimento dell'obiettivo che la privatizzazione dell'Anas avrebbe dovuto realizzare, cioè il venir meno della sua appartenenza alla pubblica amministrazione ai fini della contabilità pubblica grazie alla copertura di almeno il 50% dei costi del proprio funzionamento mediante ricavi di mercato.