Nuova bugia delle banche: più soldi per tutti

Un pò più di due ore e mezza. Esattamente il tempo intercorso, ieri, tra l'annuncio del ritrovato feeling tra istituti e aziende in tema di accesso al credito, fatto dall'Osservatorio che l'Abi (l'Associazione bancaria italiana) ha appositamente costituito per monitorare i rapporti con gli imprenditori. E la smentita, truccata da puntualizzazione, arrivata a stretto giro dalla Confindustria. «I rapporti tra banche e imprese stanno migliorando; tra settembre 2004 e settembre 2005, i finanziamenti bancari alle aziende sono aumentati del 6,3%», ha detto l'Abi. Immediata la replica. «Sì, ma i costi restano esagerati», ha affermato Francesco Bellotti, presidente del Comitato tecnico di viale dell'Astronomia per il credito riservato alle pmi. Una replica pungente, che ha smontato senza riserve le buone intenzioni dei banchieri, e che è stata corredata anche con cifre e dati che stridono in maniera evidente con quell'ipotetico clima di serenità tra le due categorie descritto dai tecnici di Palazzo Altieri. Bellotti, infatti, ha ricordato «il continuo e costante aumento dei servizi bancari. Basti pensare che a novembre il costo è cresciuto del'8,4%. Negli ultimi 4 anni addirittura del 43%. Se si pensa che il costo dei beni industriali è cresciuto del 12% il gap è evidente». Insomma, se l'Osservatorio in cui siedono oltre ai rappresentanti dell'ente guidato da Maurizio Sella anche quelli di 11 organizzazioni imprenditoriali (oltre a Confindustria, anche Cna, Confcommercio, Confesercenti, Confartigianato, Casartigiani, Coldiretti, Confapi, Confagricoltura, Legacoop e Confidi), ha riconosciuto un cambiamento di tendenza rispetto al passato, nel senso che dopo anni di polemiche sul credito più o meno facile i rapporti sono più distesi, la nota dolente è sempre la stessa: i costi sono troppo elevati. E a rincarare la dose per le banche italiane costruendo un'inedita alleanza con le aziende sono stati ieri anche i consumatori. Nella stima fornita dall'Intesaconsumatori sui rincari dei servizi, quelli bancari, ben protetti da ogni forma di concorrenza, sono cresciuti del 9,2% nei primi dieci mesi dell'anno. Una misura più di quattro volte superiore al tasso di inflazione che è rimasto stabile attorno al 2%. La bacchettata degli industriali ai banchieri non si è fermata però solo ai costi. Gli istituti di credito, secondo la più rappresentativa associazione imprenditoriale italiana, sono, infatti anche poco trasparenti. Non sono solo cari, cioè, i servizi offerti ma talmente ingarbugliati e mal presentati che difficilmente è possibile comparare i diversi tipi esistenti sul mercato. Per questo l'appello degli industriali, al di là, delle enunciazioni distensive e dal sapore natalizio dell'Abi è per un impegno a essere più economici e trasparenti. «Nel 2006 - ha concluso Bellotti - auspichiamo un'effettiva attuazione di quelli che sono gli accordi di protocollo Abi-Confindustria siglati nel 2003 e che dovrebbero garantire una maggiore leggibilità del costo del servizi bancari attraverso una maggiore trasparenza e confrontabilità. Quello che Confindustria chiede è che non rimanga nell'alveo delle buone intenzioni». Un richiamo, dunque, a un minore utilizzo di parole. Le industrie così come i consumatori, nel 2006, dalle banche aspettano i fatti.