Confcommercio, corsa a 6 per il dopo Billè
In Confcommercio non c'è troppa aria di festa e per di più c'è poco, pochissimo tempo per trovare un accordo sul nome del presidente che prenderà il posto di Sergio Billè. Il leader dell'associazione, dopo 12 anni di controllo assoluto, solo negli ultimi mesi aveva visto nascere qualche dissenso. Ma nessuno poteva prevedere il cataclisma che lo travolto in così poche settimane. E chi aveva messo in conto una lunga campagna elettorale adesso deve iniziare a correre: per statuto le autocandidature per la presidenza e i programmi vanno presentati entro 30 giorni dall'assemblea che ha sancito il vuoto di potere, in questo caso il 21 dicembre scorso, ed entro 90 giorni va tenuta una nuova assemblea. La poltrona di numero uno dei commercianti fa gola a tanti. Sotto la gestione Billè, l'associazione è cresciuta molto per numero di iscritti e per peso politico. E nonostante le ombre sull'utilizzo dei fondi del presidente e i rapporti con l'immobiliarista Stefano Ricucci, Confcommercio resta una delle associazioni imprenditoriali più rappresentative del Paese. Tanto forte da aver voluto giocare un ruolo di primo piano nella battaglia tra il capitalismo tradizionale dei salotti buoni e i giovani leoni della finanza, rivelatisi però meno forti e trasparenti di quanto avevano promesso appena qualche mese fa. A questo tavolo del potere, Billè ha perso la sfida e, insieme, la poltrona. Adesso però la parola d'ordine è cambiamento. Il segnale più forte l'ha dato ieri il presidente reggente, Carlo Sangalli, incaricando una società di revisione contabile per fare luce sulla situazione patrimoniale dell'organizzazione. Oggi in piazza Belli, a Roma, da dove difficilmente Confcommercio si sposterà per trovare casa nell'immobile dei Parioli messo in vendita dalla Magiste di Ricucci, la parola d'ordine è trasparenza. Per conoscere la nuova linea bisognerà però attendere le mosse dei candidati. Al momento non ci sono designazioni ufficiali, ma di papabili ce ne sono già diversi. Tra i nomi che circolano maggiormente ci sono quelli del presidente dei commercianti romani, Cesare Pambianchi, del presidente di Federalberghi, Bernabò Bocca, del presidente di Federdistribuzione, Giovanni Cobolli Gigli, del numero uno dell'Ascom di Trento, Giovanni Bort e del presidente dell'Ascom di Milano Renato Borghi, considerato molto vicino a Sangalli. Proprio quest'ultimo, peraltro, nonostante le quotazioni in ribasso, per via dell'avviso di garanzia legato all'acquisto dell'immobile di Ricucci, resta pur sempre una sorta di icona per il sistema di Confcommercio. E dunque non è escluso che l'associazione, adesso priva di un punto di equilibrio, possa decidere di affidarsi ancora al protagonista di tante battaglie. Sia Pambianchi che Bort e Bocca, infatti, segnerebbero un cambio di marcia fortissimo rispetto a quei poteri che da sempre vanno più a braccetto con la Confindustria che con le associazioni dei commercianti e della piccola impresa.candidatura di Giovanni Cobolli Gigli, presidente di Federdistibuzione, l'associazione che raggruppa le imprese della grande distribuzione che il 13 dicembre aveva deciso di ritirare la sua associazione dalla Confcommercio per prendere le distanze dalla gestione poco chiara dei fondi sociali. Anche Cobolli Gigli si presenta come un elemento di decisa rottura con il passato, ma la sua elezione riporterebbe dentro la confederazione dei commercianti la sua Federdistribuzione, associazione alla quale aderiscono grandi catene come la Rinascente e Auchan Italia. Borghi, invece, ha dalla sua la forza dell'Ascom di Milano (che conta da sola per il 30% dei voti d'assemblea), attorno alla quale si aggregherebbero facilmente le altre associazioni del Nord Italia. Dopo tanti anni di "potere" del Sud (Billè è originario di Messina) le associazioni settentrionali sentirebbero l'esigenza di spostare vero Nord il baricentro dell'associazione.