Tute blu, Maroni pronto a fare il mediatore

Ma a una condizione. Sull'eventuale accordo raggiunto con l'interessamento dell'esecutivo dovrà essere apposta una firma unitaria. Dovranno comparire, in altre parole, tutte le sigle sindacali, nessuno escluso. Dopo lo strappo maturato nei giorni scorsi tra la Federmeccanica (che rappresenta le aziende del settore) e sindacati, è stato il ministro del Welfare, Roberto Maroni, a scendere in campo per cercare di accorciare i tempi della vertenza che oppone da mesi le parti. Maroni ha assicurato l'impegno del governo nella vicenda e ha auspicato una ripresa e una conclusione rapida del negoziato che, al momento, è entrato in una fase di stallo. Secondo i sindacati è tutta colpa di Federmeccanica che deve «cambiare atteggiamento», perchè al punto dove si è arrivati «non è prevedibile un accordo». Maroni insiste però sulla necessità di chiudere «e con la firma di tutti». «Spero - ha detto il ministro - che ci sia la firma unitaria di tutto il sindacato: abbiamo già avuto l'esperienza della firma separata con conseguenze spiacevoli, come vertenze aperte e azioni di disturbo». Il governo sta seguendo la vicenda, ha continuato, e «se ci sarà la richiesta di entrambe le parti in causa, è pronto ad intervenire per tentare una mediazione». Normalmente, ha precisato, «su questi contratti la firma avviene senza la mediazione del governo. Noi interveniamo di solito su singole aziende. Ma se ci sarà questa richiesta, siamo pronti a farlo». Dopo l'interruzione delle trattative, e in vista della riunione della segreteria di Fim, Fiom e Uilm lunedì prossimo per decidere eventuali azioni di lotta, i rapporti tra sindacati e Federmeccanica restano tesi. Perchè un accordo possa essere raggiunto sono gli industriali, ha spiegato il leader della Cgil, Guglielmo Epifani, a dover «cambiare atteggiamento», a doversi «mettere nella logica di voler fare il contratto. Io penso sempre ai metalmeccanici - ha detto - che dopo un anno non hanno visto un euro di aumento. È una condizione sociale che va risolta perchè la parte che produce di più ha diritto ad avere i propri aumenti di retribuzione». «La posizione di Federmeccanica - gli fa eco il segretario generale della Uil, Luigi Angeletti - non rende prevedibile, allo stato attuale, un accordo. Vogliono cancellare la rivendicazione in base alla quale coloro che non fanno la contrattazione di secondo livello abbiano una qualche compensazione salariale. Inoltre non vogliono dare un aumento salariale in linea con quanto successo in altri settori. Poi evocano, a mò di pretesto, la questione della flessibilità». Un tema su cui la Uilm è invece disposta a discutere come contropartita per una riduzione del precariato. I sindacati sembrano invece essere d'accordo con Maroni sulla volontà di raggiungere un accordo unitario. La stessa Fim, di fatto l'autrice dello strappo degli scorsi giorni, è infatti tornata a ribadire che la decisione di rompere con Federmeccanica «non è stato un atto ostile verso Fiom e Uilm, perchè rimane la volontà di una conclusione unitaria».